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Articolo di Data Journalism

 (Dis)uguaglianze ambientali = (dis)uguaglianze sociali

C’era una volta un polo industriale fatto di ciminiere e di operai costretti a scegliere fra salute e lavoro. Oggi restano solo capannoni vuoti e migliaia di tonnellate di scorie tossiche scaricate nel terreno, nel mare e nelle falde acquifere e utilizzate per costruire piazzali, scuole, case. Il MATTM, con la CdS dell’8/01/2009, applicando l’art. 250 del Cod. dell’amb. che prevede che le bonifiche debbano essere compiute dal soggetto proprietario responsabile dell’inquinamento, ha richiesto a Syndial di farsi carico degli obblighi di messa in sicurezza e di bonifica in qualità di proprietaria. A termine di risarcimento il MATTM chiese a Syndial 1920 milioni di euro a cui si aggiungono gli 800 milioni di euro richiesti dalla regione Calabria. Sommando tutte le voci si arriva a oltre 3.200 milioni di euro. Ma questi fondi non sono arrivati e le relative bonifiche non sono mai state concluse. Anche per questi ritardi il SIN di Crotone è sotto la lente d’ingrandimento della commissione Ecomafie. La European Environment Agency ha stimato che i costi per le analisi e ricerche sui siti in Europa sono ricompresi fra 5.000 e 50.000 euro (infogr. Dinam. 1). In Italia, queste stesse indagini costano più di 5 milioni di euro. Più si ritarda, più la criminalità si infiltra. Se le opere partissero entro 5 anni, si creerebbero 200.000 posti di lavoro con un aumento della produzione di oltre 20 miliardi di euro, con un ritorno nelle casse dello Stato di circa 5 miliardi fra imposte dirette, indirette e contributi sociali. Nel febbraio 2011 è stato sottoscritto un APQ da 20 milioni di euro il cui finanziamento avrebbe permesso “di dare attuazione a interventi concreti di bonifica dei suoli inquinati nel Sin e di gettare le basi per garantire le condizioni di sviluppo dell’area compatibili con le vocazioni del territorio e con le risorse naturali presenti” e fra questi interventi rientrava anche la discarica Tufolo-Farina. ll progetto monitorato “MISP/bonifica della discarica di Tufolo-Farina” rientra nel Fondo per lo Svilup. e la Coes. 2014-2020. Il soggetto programmatore è il MATTM, attuatore  il Comune di Crotone, beneficiario la Regione Calabria. La discarica comunale di Tufolo-Farina, chiusa nel febbraio 2000, è stata inserita nel sin in quanto durante l'alluvione dell'ottobre 1996 di Crotone, ha accolto anche rifiuti di tipo industriale e di dilavamento delle aree industriali interessate dagli eventi alluvionali. L' APQ sottoscritto fra il MATTM e la Regione Calabria aveva previsto un apposito finanziamento pari a 10 milioni di euro (infogr. Stat. 1) per la MISP e bonifica della discarica. Il progetto risulta ad oggi non avviato. Il sito è posto in una zona densamente popolata a circa 6 Km a sud dal centro urbano. Il PRG vigente inquadra il sito in esame come E4, area agricola produttiva. Le zone limitrofe sono utilizzate per pratiche agricole estensive o adibite a pascolo di ovi -caprini (come da immagine). Il 4 maggio 2004 è stato approvato in CdS presso il Ministero dell’Ambiente, il Piano di Caratt. dell’ex Discarica Comunale per RSU, al fine di accertare la presenza e la distribuzione di contaminanti. Nel corso del 2009 sono stati eseguiti sondaggi, rilievi e determinazioni analitiche da cui sono emersi superamenti nei valori delle CSC, per i suoli e le acque prelevate da alcuni dei piezometri installati. Nel corso della CdS istruttoria tenutasi il 05.05.2013 ISPRA ha reso il parere tecnico IS/SUO 2013/003 al progetto di MiSP, osservando la necessità di riduzione del rischio di instabilità dei versanti ed interventi di regimentazione delle acque. A fronte di questo quadro di mancata bonifica, come riportato da ISTISAN 16/9 (infogr.din.2), si osservano nel Comune di Crotone significativi eccessi di mortalità e ospedalizzazione per numerose patologie tumorali e non tumorali, per alcune delle quali è accertato, o sospetto, un ruolo eziologico dei contaminati presenti nel sito (studio SENTIERI). Cosi, in un territorio che da anni privilegia la sanità privata rispetto a quella pubblica, in un territorio in cui la sanità è commissariata, la situazione sanitaria è drammatica. I siti contaminati infatti rappresentano un importante fattore di rischio per la salute umana al punto che su impulso dell’ European Centre for Environment and Health di Bonn  sono state sviluppate metodologie per valutare lo stato di salute delle popolazioni che risiedono nei siti contaminati. Grandi fabbriche chimiche come Montedison e  Pertusola avevano fatto di Crotone una città benestante, con un aeroporto e un porto molto attivi e una potente roccaforte operaia. Di quella Crotone restano, oggi, solo tonnellate di veleni non smaltiti. Così quando si legge che i siti contaminati rappresentano un “effetto collaterale” dello sviluppo industriale e delle procedure adottate per lo smaltimento dei rifiuti industriali ci si accorge che le disuguaglianze ambientali sono diventate disuguaglianze sociali.