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Articolo di Data Journalism

Dall’ atavica emergenza idrica in Calabria alle reti idriche intelligenti con il PNRR

Partiamo dalla cronaca: intorno al 5 gennaio 2022 c’è stata una interruzione del servizio idrico, dovuta all’improvvisa frana di oltre 70 metri nel territorio di Brognaturo (VV), che ha causato sia il distacco della condotta da 450mm, che alimenta Vibo Valentia città, Vibo Marina e i comuni limitrofi , sia il disallineamento della condotta da 700 mm “Alaco zona dorsale”, che alimenta anche alcuni comuni della provincia di Reggio Calabria e delle Serre Vibonesi. La mancanza d’acqua a Vibo si è protratta fino a giorno 11 gennaio, mentre i lavori di riparazione della condotta che prosegue fino a Reggio Calabria sono avvenuti in un secondo tempo in quanto la provincia di Reggio possiede altre reti idriche che possono alimentare la città. I lavori di terrazzamento e di rimboschimento per stabilizzare il pendio di quasi 100 m franato sono ancora in corso.

Per il rifornimento idrico l’amministrazione cittadina ha attivato vari punti di presa diretta dai pozzi, e la Protezione civile ha soccorso la popolazione più fragile portando una media di 10 autobotti al giorno.

Tutto questo si poteva evitare? Quanti soldi sono stati spesi per riparare le condutture? Quanti soldi hanno speso in più i cittadini per rifornirsi d’acqua? Quanti disagi, interruzione di pubblici servizi sono avvenuti (compreso la chiusura delle scuole di Vibo fino al 15/1)? Si può mettere in campo un piano “B”, per rifornirsi d’acqua da reti alternative in caso di guasto?

Tutte queste domande le porremo ai responsabili del servizio idrico ed a coloro che devono fare manutenzione alla rete idrica nella prossima fase di ASOC, “Esplorare”. Intanto abbiamo continuato a monitorare sia il progetto Opencoesione seguito l’anno scorso sia quello che intendiamo approfondire quest’anno: entrambi hanno come titolo “ingegnerizzazione delle reti idriche”, ma mentre il primo si occupava della città di Vibo Valentia, il secondo si occupa della provincia di cui Vibo Valentia è capoluogo.

Entrambi hanno come obiettivo quello di ridurre le perdite idriche, che attualmente sono intorno al 50% dell’acqua immessa in rete, mediante non solo la riparazione e sostituzione di condotte ammalorate, ma anche con l’implementazione di sistemi di telecontrollo in grado di gestire i flussi nelle reti, di controllare flussi anomali, e di prevenire i guasti con l’attento monitoraggio delle perdite.

Come si può vedere nelle infografiche, il progetto per Vibo è ancora in corso, con uno stato di avanzamento molto in ritardo rispetto a quello programmato (i lavori dovevano finire nel 2020!), mentre il progetto da noi monitorato quest’anno non è ancora iniziato, nonostante l’inizio dei lavori previsto era il 01/02/2021.

Allora sorge un’ altra domanda: ma perché non vengono eseguiti questi lavori già finanziati dal Fondo di Coesione? L’anno scorso ci hanno risposto che non c’era neanche una mappa della rete idrica della città, che l’ acquedotto è troppo vecchio e che troppi punti della rete erano ammalorati. Ma ci hanno detto anche che i lavori sarebbero finiti entro il 2021, e ciò non è successo. Forse è utile ricordare che la società che gestisce l’acqua a Vibo è in liquidazione, e che il Comune di Vibo Valentia è in dissesto…

Il mondo invece, sta andando da un’ altra parte: il PNRR, che ha recepito il punto 6 dell’ Agenda 2030, investirà risorse per ottenere un risparmio idrico, cioè prelevare solo l’acqua che serve e non perderne lungo la strada. Noi l’anno scorso abbiamo imparato che siamo ricchi d’acqua, e preleviamo dall’ ambiente più del doppio dell’acqua di cui abbiamo bisogno. Tutto perché non riusciamo a rendere le nostre reti più efficienti, più intelligenti. C’è anche il rischio che tali risorse non verranno erogate se non ci saranno progetti innovativi che vanno in questa direzione, ma soprattutto se non ci sarà la capacità di realizzare i progetti già messi in cantiere.

Noi immaginiamo una rete idrica dotata di intelligenza artificiale, munita di sensori che rilevano e segnalano le problematiche della rete, gestita in remoto da tecnici specializzati, in grado di interpretare i dati monitorati e di tenere sotto controllo l’andamento non solo dell’ acqua ma anche del terreno, in un territorio a forte rischio idrogeologico come il nostro. Ci aspettiamo anche che chi si occupa della manutenzione dei terreni dove sono posate le condotte faccia in modo da non impoverire tali terreni di quelle briglie naturali che sono le radici, e che il taglio degli alberi sia fatto in modo oculato e secondo le norme di buona tecnica. Immaginiamo anche una rete idrica calabrese interconnessa, in cui uno schema acquedottistico possa andare in aiuto ad un altro in caso di bisogno. Chiederemo a chi di competenza come immagina invece il futuro della nostra acqua.