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Articolo di Data Journalism

Salviamo il turismo

Il cibo come elemento per raccontare un territorio, la sua storia e le sue tradizioni: questo il perno attorno a cui ruota "KeyQ+", un progetto finanziato dal programma Interreg Italia - Croazia che punta a promuovere l'area frontaliera come destinazione di alta qualità e a diversificare il turismo il variegato territorio che va da Trieste a Forlimpopoli, da Cividale a Pisino e Pola con pacchetti turistici incentrati sulle esperienze. Uno degli obiettivi del nostro team è quello di promuovere siti turistici diversi dalle attrazioni maggiori e valorizzare i beni culturali meno conosciuti. 

Il patrimonio culturale celato nei depositi dei musei e nei siti archeologici è immenso. Da tempo gli storici dell’arte invocano e si battono (o comunque sembra lo facciano, anche se la situazione rimane identica a prima) per trasformare queste risorse in qualcosa di fruibile e per dare loro un nuovo ruolo nel sito o nell’edificio pubblico in cui si trovano, pur stando fuori dall’occhio del visitatore, senza poter più trasmettere niente di culturale. Un aumento delle risorse pubbliche ad essi dedicate sarebbe utile per migliorare la situazione esistente, anche se qualcosa è stato fatto con il recente ‘Art bonus’ del Ministro della Cultura Dario Franceschini che rende più facili i rapporti soprattutto di tipo economico con i ‘mecenati’ moderni defiscalizzando la loro donazione.

Molto però deve essere ancora fatto per rendere più efficiente il sistema dei beni culturali in Italia, cosa che aiuterebbe anche la valorizzazione di alcune sedi museali e siti archeologici meno noti, in grado di attrarre soltanto il 10% dell’84% di coloro che visitano il nostro Paese. Questo significa che si ha attualmente una presenza inferiore ai 100.000 visitatori annui nei siti archeologici e meno di 1000 nei musei retti dalle istituzioni statali, per non parlare delle cifre che riguardano invece quelli localizzati in luoghi meno noti, ma non per questo meno interessanti.

Tuttavia ciò che salta ancora più all’occhio è la presenza di innumerevoli opere che giacciono ancora non viste nei depositi o magazzini dei musei, a volte anche in avanzato stato di degrado e a rischio che i danni su di essi diventino permanenti e irreversibili. Basti pensare che la Galleria degli Uffizi, su una superficie di 6 mila metri quadri, espone soltanto 1.835 opere su un totale di 2.300, ossia che il 44% delle opere giace messo da parte. Esse vanno sotto il nome di ‘beni culturali invisibili’ e rappresentano la sommatoria delle opere d’arte, delle testimonianze storiche, culturali, sociali, tecnico-scientifiche e di costume, che a oggi non godono di adeguata visibilità e fruizione perché nascoste, non adeguatamente conosciute e valorizzate; ma il termine può essere allargato anche a quei siti culturali scarsamente (o per nulla) visitati, o oggetti e opere d’arte che sono nei depositi dei musei italiani, non fruibili dal pubblico, e non di aiuto a quel concetto di cultura condivisa che aiuta la conoscenza e che tutti abbiamo ben presente. La nostra classe continua a lavorare sul progetto cercando di trovare delle soluzioni al problema e  ridare vita al nostro patrimonio culturale in via d'estinzione.