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Raccontare la ricerca

Avvenimenti cruciali nella storia del Sacco
Le acque sono inquinate dai numerosi scarichi industriali

Per approfondire l’argomento da noi scelto, abbiamo fatto tante ricerche e abbiamo cercato di raccogliere dei dati che riguardano questo tema e il nostro territorio, ovvero la zona di Frosinone. Per la nostra ricerca, ci siamo affidati a diversi siti, canali (ad esempio il TG24) e social media come youtube, instagram e anche facebook. Noi abbiamo intenzione di analizzare in modo ancora più approfondito i nostri dati e in base alle ricerche fatte e già analizzate cercheremo di aiutare il nostro territorio. L’argomento scelto è molto ampio, in quanto la zona di Frosinone è una delle zone più inquinate d'Italia, quindi, per il momento, i dati trovati non sono ancora sufficienti. Ma noi continuiamo nelle nostre ricerche sempre attraverso i mezzi a nostra disposizione e a lavorare per provare a salvare in qualche modo il nostro territorio con delle modalità che scopriremo di seguito:

  • 1997: chiusura discarica di Radicina
  • Anno 2005: 25 bovini vengono trovati morti a causa di un’enorme quantità di cianuro presente nelle acque del fiume sacco
  • Anno 2009: la Regione Lazio ha messo in atto un programma di “Sorveglianza sanitaria ed epidemiologica della popolazione residente in prossimità del fiume Sacco”, nell’area identificata a rischio.
  • Tra il 2010 e il 2013: Uno studio evidenzia come l’aumento del particolato atmosferico nella zona del fiume sacco abbia comportato un aumento del rischio di contrarre malattie cardiache pari al 3,9%, cerebrovascolari pari al 2,6%, respiratorie pari al 3,6%
  • Nel 2011 e nel 2013 l’Arpa Lazio esegue le analisi sui campioni di terreno prelevati attorno alla discarica; «il risultato è una pesantissima contaminazione da piombo, arsenico, vanadio, selenio, cobalto e zinco.
  • La causa della fuoriuscita del percolato è una discarica di località Radicina nel comune di Anagni, chiusa nel 1997, che non è mai stata messa in sicurezza.

    La copertura è stata eseguita solo con terra di riporto e non con teli impermeabili come prescritto dalle normative, perciò la pioggia ha dilavato i rifiuti abbancati ed ha portato con sé il percolato che si è riversato nei fossi di scolo, e da questi nel Fosso delle Monache, nell’Alabro e poi nel Sacco. Manca parte della protezione del fondo della discarica e quindi il percolato è penetrato in profondità nel suolo; non esiste un sistema di smaltimento del percolato e di estrazione del biogas; non c’è nessuna misura o piano di monitoraggio e controllo della discarica.   

  • Tra il 2013 e il 2015: Uno studio sulla popolazione ha evidenziato che la concentrazione di Beta-HCH (sostanza chimica molto pericolosa) nel sangue aumenta con l’età e che i soggetti di età superiore ai 50 anni e diventa ancora più alta dopo i 70 anni; si deduce che la contaminazione sia stata di tipo cronico: essendo gli anziani i più affetti; si ritiene che le principali fonte di diffusione di agenti inquinanti siano state la catena alimentare e il consumo di acqua prelevata dai pozzi presenti nella zona. 
  • Nel 2014 l’Arpa Lazio e la Regione Lazio scongiurano il Comune di Anagni di provvedere con urgenza alle opere di messa in sicurezza; 
  • il Comune con una delibera di giunta del 2015 approva il progetto ma non lo ha mai realizzato
  •  Nel 2016, l’amministrazione comunale aveva anche provato ad inserire la discarica nel SIN Bacino del fiume Sacco, con la speranza di scaricare responsabilità ed oneri sul Ministero dell’Ambiente, il quale però ha risposto picche
  • Anno 2018: nell’Alabro una quantità di tensioattivi del 16.8% sullo 0,2 normalmente consentito

 

  • Per vent’anni il percolato prodotto dalla discarica è fuoriuscito inquinando terreni e canali, e si è riversato nel vicino torrente Alabro che, dopo aver attraversato la popolosa frazione “Cartiera” di Ferentino, confluisce nel Sacco; ha contaminato le acque che anche oggi sono utilizzate per irrigare i campi, innaffiare giardini ed orti, alimentare la falda sotterranea ed i pozzi delle case.                                                Una media di 10.500 mc all’anno di percolato che attraverso il reticolo di canali e corsi d’acqua, si è disperso su un’area che va dalla Macchia di Anagni, alla Frazione Cartiera di Ferentino e fino all’area industriale a confine con i Comuni di Patrica, Morolo e Supino.
  • Il Ministero stima il danno ambientale fino al 2011 in € 9.472.000,00 - riferiscono Ciovios e Medici per l’Ambiente -. Le fuoriuscite di percolato sono iniziate già nel 1997, appena chiusa la discarica; -la media di percolato disperso nell’ambiente è, come già detto, di 10.500 mc all’anno (oltre 200.000 mc in vent’anni); -omessa gestione post mortem della discarica, nessun sistema di monitoraggio, nessuna misura di sicurezza o presidio ambientale; -contaminazione dei suoli, delle acque superficiali e molto probabilmente delle falde.
  • Civis e l’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone stanno valutando due ulteriori azioni: -l’esposto alla Corte dei Conti, poiché il danno conseguente alla mancata bonifica è un danno erariale e la denuncia alla Procura della Repubblica per il reato di cui all’Art.452-terdecies (omessa bonifica).
  • A Colleferro una discarica situata vicino ad una scuola è la causa principale dell’inquinamento aereo
  • A Ceprano si trovano molti edifici ormai considerati vecchi con tetti fatti in amianto, sono inoltre presenti vicino al cimitero della città numerose sostanze chimiche interrate di una vecchia fabbrica