Contatti

Open Data, Monitoraggio Civico,

Politiche di Coesione nelle scuole italiane

Articolo di Data Journalism

ANALFABETISMO DIGITALE IN UMBRIA: C'E' UNA SOLUZIONE?

Secondo i più recenti dati ISTAT, illustratici dalla dott.ssa Carla Rubbo in occasione del video-incontro presso l’IISST Orvieto, il livello dell’utilizzo di internet nella regione Umbria sembra complessivamente in linea con i dati a livello nazionale. 

Come sappiamo, in conseguenza della situazione creatasi con la diffusione della pandemia da Covid-19, si è verificato il ricorso massivo all’uso di pc, tablet, cellulari per motivi di studio e di lavoro. 

Questa situazione, è stata l’occasione per mettere in evidenza, a livello locale, un basso livello di abilità nell’utilizzo di dispositivi digitali, in particolare nell’uso del pc, e dei servizi legati alla rete internet.

Ancora prima dell’emergenza sanitaria, la risposta che, a livello europeo, è stata data per l’Umbria, per ovviare a questo problema, era stata la realizzazione dei Digipass. 

L’UE nell’anno 2019 ha messo a disposizione fondi del FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) per la costruzione degli spazi pubblici digitalizzati, i cosiddetti Digipass.

“I DigiPASS sono luoghi pubblici aperti, ad accesso libero, in cui poter trovare, nei giorni e orari di apertura indicati, postazioni attrezzate di pc e connettività. 

Un esperto è a disposizione per supportare e accompagnare cittadini e imprese nell’utilizzo di servizi digitali. ”(https://digipass.regione.umbria.it/cose-digipass/)

Ad Orvieto, il Digipass, è uno spazio integrato alla biblioteca comunale, pensato per costituirne una sorta di estensione per far si che la biblioteca sia “una piazza aperta del sapere”. Strumento per comunicare il sapere in un’altra forma e per potersi confrontare ed esprimere con più linguaggi di comunicazione. 

Insomma, un luogo aperto non solo alla fruizione di contenuti formativi o informativi, ma un posto accogliente dove realizzare anche eventi culturali come concerti o presentazioni di libri, visioni di film, ma anche attività di coworking e laboratori di informatica. 

Ciò è quanto è emerso dall’intervista rilasciata dalla referente del progetto Digipass di Orvieto, dott.ssa Carla Lodi.

Come la dott.ssa Lodi e la sua assistente dott.ssa Ubaldini ci hanno spiegato, la pandemia ha imposto un ripensamento dell’uso della struttura, costituendo uno strumento a supporto soprattutto delle famiglie appartenenti alle fasce più deboli, sprovviste di dotazioni digitali a casa, per metterle in condizione soprattutto di usufruire dei servizi digitalizzati della pubblica amministrazione come ottenimento dello Spid, iscrizioni al servizio mensa delle scuole e così via. 

Il dato sorprendente emerso è che, l’analfabetismo digitale, non riguarda solo le categorie sociali più svantaggiate o le persone appartenenti a fasce di età avanzata, come ci si poteva immaginare, ma anche giovani che, pur disponendo di strumenti digitali, ne fanno un uso limitato ai giochi, all’ascolto della musica, all’interazione sulle piattaforme social.   

Dall’indagine da noi effettuata, su un campione di studenti del nostro istituto, è emerso che:

  • Circa l’80% delle persone campionate dichiarano di non essere a conoscenza dell’esistenza del Digipass di Orvieto e quasi il 90% di essi non lo ha mai visitato. 
  • La qualità del servizio è valutata più o meno positivamente dal 90% del campione che ha dichiarato di aver utilizzato i servizi offerti dalla struttura.
  • La conoscenza del Digipass da parte delle famiglie degli studenti intervistati è, nella maggior parte dei casi, nulla.
  • La maggior parte delle persone campionate dichiara di avere una conoscenza parziale delle attività che vengono svolte all’interno del Digipass come ad esempio l’utilizzo gratuito di tecnologie digitali.

Il centro Digipass di Orvieto, rischia quindi di mancare gli obiettivi prefissati perché scarsamente conosciuto e quindi ancora sottoutilizzato dai cittadini. 

Ma la minaccia peggiore che incombe su di esso deriva soprattutto dal fatto che, trascorsi i primi tre anni di attività, finanziati dai fondi europei, dovrebbe essere in grado di autofinanziarsi mediante l’offerta di servizi a pagamento. 

Come la dott.ssa Lodi ha ammesso, la mancata nascita di collaborazioni strutturali con le imprese locali mina la possibilità per la struttura di Orvieto di reggersi finanziariamente in modo autonomo. 

Il rischio è che, rispetto alle ambizioni iniziali, il Digipass si riduca ad essere un Internet point qualunque. 

La sfida è riuscire a trovare idee di utilizzo degli spazi e delle dotazioni della struttura tali da far affluire fonti di finanziamento che consentano di continuare ad offrire i servizi digitali ai cittadini, gratuitamente.