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Articolo di Data Journalism

Il crepuscolo della Città del Porto: alba o tramonto?

Il tramonto del sogno della Città del Porto, oltre le gru imponenti.
Realizzare una città conurbata tra i centri di Rosarno, Gioia Tauro e San Ferdinando sembrava una prospettiva vincente, un obiettivo che avrebbe dato alla luce un maxi centro dotato di servizi turistici, marittimi, un bagno di storia magnogreca, ed una posizione baricentrica nel Mediterraneo. Sarebbe sorta la prima città della Provincia di Reggio Calabria, con una popolazione di oltre 38.000 abitanti, e la settima della regione Calabria.
Osservando l’infografica statica si evince come i numeri incoraggino il sogno di conurbazione, visto che la quantità di abitanti così rilevante non è tipica dei centri urbani calabresi e avrebbe offerto potere politico e contrattuale, oltre che servizi degni di una grande città. Inoltre far nascere la Città del Porto avrebbe ben 42 milioni di buoni motivi. Esattamente quella è la cifra stanziata dall’Unione Europea, attraverso il FESR e il POR calabrese, per costruire infrastrutture e servizi all’avanguardia con al centro il porto di Gioia Tauro, hub di merci leader del Mediterraneo. Qualcosa, però, è andato storto. Il progetto è sintetizzato nell’infografica statica con il secondo diagramma a torta, dal quale si evince la divisione del plafond delle opere nei tre comuni all’ombra del porto: il 25% dei fondi a San Ferdinando, il 15% a Gioia Tauro, il 20% a Rosarno, con un restante blocco del 40% destinato a reti stradali e infrastrutturali. Tutto, forse, troppo bello. Il sogno della Città del Porto è rimasto su carta. I numerosi progetti sono rimasti incagliati tra gli scogli della macchina burocratica calabrese, invischiati anche in inchieste giudiziarie con la ‘ndrangheta in sottofondo.

L’opera più costosa e ambiziosa è la costruzione del “Centro di Accoglienza dei marittimi” a San Ferdinando. Questo comune è il più piccolo dell’area portuale con una chiara vocazione turistica ma una mancanza di strutture ricettive. L’obiettivo era costruire un centro a servizio dei portuali per dare ossigeno all’economia locale e trasformare il paese in centro residenziale, dotato, peraltro, di un lungomare ampio e multifunzionale.
Come si evince dall’infografica dinamica, la cifra destinata alla realizzazione dell’opera è di 8.708.648,73 euro, di cui appena il 22% rendicontati (pari a 1.918.667,96 euro). Questa cifra, che è utile ricordare corrisponde al 20% di tutti i fondi PISU, proviene dall’Unione Europea per il 75%, dal cofinanziamento regionale per il 21% e dal fondo di rotazione per il restante 4%.

Attualmente l’opera è realizzata ma non è mai entrata in funzione. L’immagine a corollario di questo articolo si commenta da sola: la vastità di mare e spiaggia alle spalle di un centro ricettivo pronto ma sigillato.

I dati ISTAT, sintetizzati nella seconda parte dell’infografica dinamica, indicano che San Ferdinando in 7 anni – dal 2013 al 2020 – è passata da 3 strutture ricettive a 4 e da 232 posti letto a 281. Non una cifra eccezionale, considerando l’alto potenziale turistico di questo centro del tirreno reggino: una spiaggia sottile tra le più vaste della provincia e la vicinanza a snodi viari e autostradali. Ma soprattutto è contigua al Porto di Gioia Tauro, potenzialmente “l’oro” di quest’area geografica. Dal punto di vista economico e commerciale proprio l’area portuale è stata “benedetta” dalla Zona Economica Speciale, che comporta meno tasse e pioggia d’investimenti.
Eppure il turismo non decolla e con esso neppure l’offerta di alloggi. E per comprendere quanto si possa e si debba fare di più è necessario analizzare i dati della terza parte dell’infografica dinamica, che indicano i flussi d’arrivo nella cittadina: da 6.135 persone nel 2018 a 2.611 nel 2020 anno della pandemia. Un flusso ridotto di circa 2/3, ma che non è ascrivibile solo alla pandemia: tra il 2018 e il 2019 la Calabria e la provincia di Reggio hanno aumentato le presenze, ma San Ferdinando le ha quasi dimezzate.
E tutto questo mentre il Porto di Gioia Tauro continua ad aumentare i suoi flussi anche in tempo di Covid. L’ultima parte dell’infografica dinamica dimostra come il porto abbia avuto un crescendo di movimenti di container e merci. Quindi più addetti e maggiori utili.
Ma per San Ferdinando presenze e turismo restano al palo.

Il team Ondafutura ha colto il senso della sfida della cittadinanza attiva: essere studenti non significa solo studiare sui libri. I giovani possono essere fonte di proposte. Il gruppo, infatti, ha già avviato una serie di contatti con il sindaco del comune di San Ferdinando, con il mondo produttivo che gravita intorno alla cintura portuale, parti sociali e Regione Calabria. L’obiettivo è dare un’anima ad una struttura mai entrata in funzione. Dai mattoni, dall’acciaio e dalla malta ricavare un cuore pulsante a servizio del turismo, delle associazioni. Risorgere e rinascere con i fondi europei per evitare che una città marinara e a grande vocazione turistica rimanga una conchiglia vuota.