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Politiche di Coesione nelle scuole italiane

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Report Lezione 3

Breve descrizione dell'evento realizzato

Per la penultima lezione del progetto OpenCoesione, siamo pronti a raccontarvi come si è svolta la nostra giornata, che si è rivelata molto utile per rispondere finalmente alle mille domande che ci eravamo posti nelle scorse lezioni, ma soprattutto per comprendere meglio il lavoro svolto dai centri per l’impiego, scoprendo cose nuove e interessanti. Dopo 6 ore interminabili di lezione, siamo usciti da scuola e abbiamo preso l’autobus (fortunatamente siamo rimasti sull’autobus fino al capolinea, in modo tale da avere il tempo di mangiare un panino alla svelta). Quando siamo scesi dall’autobus, è stato molto difficile trovare la strada per il centro dell’impiego, sebbene il cartello d’indicazione fosse molto evidente. Ma dopo tutti questi inceppi, siamo riusciti ad arrivare in tempo alla struttura, dove ci stava aspettando la nostra Prof.ssa Paola Mengoli. Appena entrati, abbiamo subito notato la grandezza del centro per l’impiego, del numero di uffici di cui era dotato, di tutti gli annunci di lavoro esposti su un tabellone ecc.. La Sig.ra Elisabetta Scandellari, funzionaria del centro, ci ha spiegato le funzioni che si svolgono nelle varie zone della struttura, tra cui:
  • Spazio accoglienza, dove si offrono informazioni generali e si ascoltano le prime richieste degli utenti;
  • Sportello informa-lavoro, che si occupa di fornire informazioni relative alle offerte di lavoro e ai corsi di formazione;
  • Sportelli per i colloqui individuali, dove vengono svolte le interviste per l’iscrizione delle persone al centro per l’impiego. Questa iscrizione non è obbligatoria, salvo che per coloro che chiedono un sussidio di supporto al reddito mentre si impegnano a cercare un’occupazione;
  • Uffici dedicati ai servizi specialistici, ovvero servizi rivolti alle persone che dichiarano di aver bisogno di aiuto per cercare lavoro. Queste persone vengono “prese in carico”, cioè vengono invitati a fare colloqui individuali e di gruppo, durante i quali ricevono informazioni utili per la ricerca del lavoro (curriculum, domanda di impiego, autocandidatura, …) o riguardanti attività di ricerca e primo incontro con i datori di lavoro (come affrontare un colloquio di lavoro, quali siti internet visitare ecc…). Durante i colloqui le persone ricevono anche consulenze adeguate a favorire i loro percorsi di formazione oltre che di ricerca di una occupazione.
  • Uffici diretti al collocamento mirato, il cui compito è collocare nel mercato del lavoro persone con disabilità, che godono di particolari diritti;
  • Uffici dedicati ai servizi di preselezione, nei quali i funzionari gestiscono e realizzano l’incontro tra la domanda (le persone disoccupate in cerca di un’occupazione) e l’offerta di lavoro (imprese in cerca di lavoratori).

E’ L’ORA DELL’INTERVISTA!

Ci siamo accomodati in una sala, fornita di un tavolo immenso e abbastanza sedie per noi e per le nostre ospiti. Col susseguirsi delle domande, siamo riusciti a chiarire i nostri dubbi e a scoprire nuove informazioni relative al progetto sotto indagine. Abbiamo scoperto che il progetto è iniziato nel 2008, era stato progettato per avere la durata di un anno ed è stato poi definitivamente progettato per due anni, quindi si è concluso nel 2010. Queste informazioni non sono presenti nel database Opencoesione, che ancora riporta una parziale effettuazione dei pagamenti. La Regione è in ritardo nell’aggiornamento dei dati.   Abbiamo imparato, in maniera dettagliata, qual è il principale compito, nonché l’obiettivo generale, del centro pubblico per l’impiego, ovvero: perseguire l’OCCUPABILITA’ e non l’OCCUPAZIONE delle persone che si rivolgono al servizio. Sembrano due parole con significato analogo, ma in realtà il primo termine significa realizzate le azioni che sono in grado di rendere una persona occupabile, ossia con quelle caratteristiche di professionalità che la rende autonoma nel cercare un’occupazione. Il centro intende dotare le persone disoccupate dei requisiti e degli strumenti utili per trovare un posto di lavoro. Tutt’altra cosa è invece offrire un’occupazione a chi non ce l’ha!   Il progetto che noi abbiamo analizzato si prefiggeva di perseguire l’obiettivo generale della occupabilità e si proponeva un obiettivo più specifico, denominato “Trasferimento Tecnologico”. Noi non riuscivamo a capirne il senso, dato che per trasferimento tecnologico si intende la creazione di strumenti che facilita lo sviluppo di nuove tecnologie nelle imprese del territorio, magari con la collaborazione dei centri di ricerca e specialmente delle università. La nostra interlocutrice, la Sig.ra Scandellari, ci è giunta in soccorso per colmare le nostre perplessità e ci ha spiegato che la Regione ha inteso l’obiettivo in modo molto ampio. In pratica, si intende che l’obiettivo consiste nella creazione di condizioni logistiche, tecnologiche e strutturali che qualificando i servizi pubblici per l’impiego, rendono un servizio più efficace alle imprese che cercano lavoratori e necessitano di una migliore gestione delle loro risorse umane. L’intenzione del progetto è stata di creare uno staff di specialisti che si dedicano ai rapporti con le imprese (con una pre-selezione del personale) per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro dei disoccupati.   Una cosa che ci ha incuriosito molto è stata la creazione di questo staff qualificato, la cui funzione è far conoscere alle imprese i servizi del CPI, al fine di spingere un maggior numero di aziende a rivolgersi ai Centri Pubblici per l’impiego e aumentare le opportunità di lavoro per gli utenti. Attraverso l’attività di preselezione, il Centro per l’Impiego raccoglie l’esigenza dell’impresa e cerca nella sua banca dati una persona idonea a soddisfare l’esigenza dell’impresa. Il Centro poi può realizzare attività di tirocini e formazione, anche svolta direttamente nell’azienda. Noi pensavamo che il Centro per l’impiego avesse esclusivamente un compito informativo verso chi è in cerca di lavoro, e non si rivolgesse alle imprese.   Analizzando l’asse Occupabilità del POR- Emilia Romagna ci siamo accorti che il progetto che vogliamo studiare prende in considerazione anche il lavoro sommerso. Il CPI ha sperimentato uno sportello di intermediazione nell’ambito dell’assistenza familiare (rapporti di cura domiciliare, assistenza all’anziano), ritenuto un settore prevalentemente sommerso.  

Cerchiamo di capire la differenza tra politiche passive, attive e preventive.

All’interno del POR sono enunciati questi tipi di politiche nel mercato del lavoro, che sono diventati più chiari e comprensibili durante l’intervista:
  • Politiche passive: attuate per sostenere il reddito dei disoccupati;
  • Politiche attive: intendono favorire il fatto che le persone disoccupate si attivino per uscire dalla percezione passiva di un sussidio e cerchino di entrare in uno stato di occupazione;
  • Politiche preventive: rivolte a persone che sono a rischio di perdere il proprio lavoro, ma non l’hanno ancora perduto, per cui si intende evitare che questi lavoratori cadano nella disoccupazione (ad esempio le attività che si mettono in campo mirano alla riqualificazione dei lavoratori). Queste azioni sono considerate preventive perché le persone mentre si formano, anche nei luoghi di lavoro, con tirocini, si tengono aggiornati. Nel caso di perdita di lavoro, ad esempio perché l’impresa fallisce, questi lavoratori avranno competenze aggiuntive che consentiranno loro di entrare in un'altra azienda e rimanere nel mercato del lavoro.

Cos’è il tasso occupazionale lordo? Come si misura l’impatto di un progetto come questo?

  Il tasso occupazionale lordo è la proporzione che esiste tra le persone occupate e la popolazione e il progetto su questo dato ha avuto un impatto minimo, perché su 130.000 movimenti di assunzioni nella nostra provincia (Modena), il CPI ne movimenta 1.000/1.500. I CPI rispondono alle richieste di personale con i profili che hanno a disposizione, attraverso le attività di preselezione, e in massima parte sono figure di bassa qualifica, soprattutto in un periodo di forte crisi economica, quando la disoccupazione colpisce le fasce più deboli tra gli occupati.   Per incrementare il tasso occupazionale lordo, i CPI stanno continuando a perseguire un obiettivo di incremento delle richieste delle imprese, che nel periodo di realizzazione del progetto non è stato raggiunto a causa della crisi. Negli anni più recenti, invece, questa attività di promozione ha dato buoni frutti, dimostrando un aumento notevole di richieste da parte delle imprese.  

Il progetto Garanzia Giovani: ha prodotto effetti positivi fino ad ora?

  Garanzia Giovani è un programma europeo declinato con un piano nazionale e a sua volta con un piano regionale, ovvero le Regioni hanno la facoltà di stabilire quale è il piano di realizzazione, decidendo quali azioni mettere in campo per favorire l’occupazione giovanile. La nostra Regione ha deciso di puntare soprattutto sulle azioni che mirano a favorire l’attivazione dei giovani NEET (studiati per la lezione 3 – Raccontare), che non sono impegnati né nello studio, né nel lavoro, né nella formazione.   Effetto positivo: Garanzia Giovani ha aumentato la quota di disoccupazione, cioè i giovani si sono presentati al centro per l’impiego per cercare un’occupazione, passando così da NEET a disoccupati.   Nella nostra Regione Garanzia Giovani finanzia tirocini, bonus occupazionali (incentivi alle imprese che assumono a tempo indeterminato), l’apprendistato e una serie di azioni di orientamento alla mobilità internazionale, orientamento per persone disabili, orientamento per giovani che hanno difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro.

Ma come sono stati spesi i soldi?

  Abbiamo scoperto che i finanziamenti ottenuti sono stati utilizzati per assumere 7 persone a tempo pieno e 2 part time, che si sono dedicate a queste attività di tipo promozionale (promozione tirocini, sportello intermediazione). Il centro per l’impiego ha ottenuto, inoltre, altri finanziamenti su progetti analoghi fino al 2015, per migliorare i servizi integrati alle persone e alle imprese.

Titolo del Report di Monitoraggio

E' ora dell'intervista!

Link a Report di monitoraggio pubblicato su Monithon.it

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Blog Post di racconto

Per la penultima lezione del progetto OpenCoesione, siamo pronti a raccontarvi come si è svolta la nostra giornata, che si è rivelata molto utile per rispondere finalmente alle mille domande che ci eravamo posti nelle scorse lezioni, ma soprattutto per comprendere meglio il lavoro svolto dai centri per l’impiego, scoprendo cose nuove e interessanti. Dopo 6 ore interminabili di lezione, siamo usciti da scuola e abbiamo preso l’autobus (fortunatamente siamo rimasti sull’autobus fino al capolinea, in modo tale da avere il tempo di mangiare un panino alla svelta). Quando siamo scesi dall’autobus, è stato molto difficile trovare la strada per il centro dell’impiego, sebbene il cartello d’indicazione fosse molto evidente. Ma dopo tutti questi inceppi, siamo riusciti ad arrivare in tempo alla struttura, dove ci stava aspettando la nostra Prof.ssa Paola Mengoli. Appena entrati, abbiamo subito notato la grandezza del centro per l’impiego, del numero di uffici di cui era dotato, di tutti gli annunci di lavoro esposti su un tabellone ecc.. La Sig.ra Elisabetta Scandellari, funzionaria del centro, ci ha spiegato le funzioni che si svolgono nelle varie zone della struttura, tra cui:
  • Spazio accoglienza, dove si offrono informazioni generali e si ascoltano le prime richieste degli utenti;
  • Sportello informa-lavoro, che si occupa di fornire informazioni relative alle offerte di lavoro e ai corsi di formazione;
  • Sportelli per i colloqui individuali, dove vengono svolte le interviste per l’iscrizione delle persone al centro per l’impiego. Questa iscrizione non è obbligatoria, salvo che per coloro che chiedono un sussidio di supporto al reddito mentre si impegnano a cercare un’occupazione;
  • Uffici dedicati ai servizi specialistici, ovvero servizi rivolti alle persone che dichiarano di aver bisogno di aiuto per cercare lavoro. Queste persone vengono “prese in carico”, cioè vengono invitati a fare colloqui individuali e di gruppo, durante i quali ricevono informazioni utili per la ricerca del lavoro (curriculum, domanda di impiego, autocandidatura, …) o riguardanti attività di ricerca e primo incontro con i datori di lavoro (come affrontare un colloquio di lavoro, quali siti internet visitare ecc…). Durante i colloqui le persone ricevono anche consulenze adeguate a favorire i loro percorsi di formazione oltre che di ricerca di una occupazione.
  • Uffici diretti al collocamento mirato, il cui compito è collocare nel mercato del lavoro persone con disabilità, che godono di particolari diritti;
  • Uffici dedicati ai servizi di preselezione, nei quali i funzionari gestiscono e realizzano l’incontro tra la domanda (le persone disoccupate in cerca di un’occupazione) e l’offerta di lavoro (imprese in cerca di lavoratori).

E’ L’ORA DELL’INTERVISTA!

Ci siamo accomodati in una sala, fornita di un tavolo immenso e abbastanza sedie per noi e per le nostre ospiti. Col susseguirsi delle domande, siamo riusciti a chiarire i nostri dubbi e a scoprire nuove informazioni relative al progetto sotto indagine. Abbiamo scoperto che il progetto è iniziato nel 2008, era stato progettato per avere la durata di un anno ed è stato poi definitivamente progettato per due anni, quindi si è concluso nel 2010. Queste informazioni non sono presenti nel database Opencoesione, che ancora riporta una parziale effettuazione dei pagamenti. La Regione è in ritardo nell’aggiornamento dei dati.   Abbiamo imparato, in maniera dettagliata, qual è il principale compito, nonché l’obiettivo generale, del centro pubblico per l’impiego, ovvero: perseguire l’OCCUPABILITA’ e non l’OCCUPAZIONE delle persone che si rivolgono al servizio. Sembrano due parole con significato analogo, ma in realtà il primo termine significa realizzate le azioni che sono in grado di rendere una persona occupabile, ossia con quelle caratteristiche di professionalità che la rende autonoma nel cercare un’occupazione. Il centro intende dotare le persone disoccupate dei requisiti e degli strumenti utili per trovare un posto di lavoro. Tutt’altra cosa è invece offrire un’occupazione a chi non ce l’ha!   Il progetto che noi abbiamo analizzato si prefiggeva di perseguire l’obiettivo generale della occupabilità e si proponeva un obiettivo più specifico, denominato “Trasferimento Tecnologico”. Noi non riuscivamo a capirne il senso, dato che per trasferimento tecnologico si intende la creazione di strumenti che facilita lo sviluppo di nuove tecnologie nelle imprese del territorio, magari con la collaborazione dei centri di ricerca e specialmente delle università. La nostra interlocutrice, la Sig.ra Scandellari, ci è giunta in soccorso per colmare le nostre perplessità e ci ha spiegato che la Regione ha inteso l’obiettivo in modo molto ampio. In pratica, si intende che l’obiettivo consiste nella creazione di condizioni logistiche, tecnologiche e strutturali che qualificando i servizi pubblici per l’impiego, rendono un servizio più efficace alle imprese che cercano lavoratori e necessitano di una migliore gestione delle loro risorse umane. L’intenzione del progetto è stata di creare uno staff di specialisti che si dedicano ai rapporti con le imprese (con una pre-selezione del personale) per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro dei disoccupati.   Una cosa che ci ha incuriosito molto è stata la creazione di questo staff qualificato, la cui funzione è far conoscere alle imprese i servizi del CPI, al fine di spingere un maggior numero di aziende a rivolgersi ai Centri Pubblici per l’impiego e aumentare le opportunità di lavoro per gli utenti. Attraverso l’attività di preselezione, il Centro per l’Impiego raccoglie l’esigenza dell’impresa e cerca nella sua banca dati una persona idonea a soddisfare l’esigenza dell’impresa. Il Centro poi può realizzare attività di tirocini e formazione, anche svolta direttamente nell’azienda. Noi pensavamo che il Centro per l’impiego avesse esclusivamente un compito informativo verso chi è in cerca di lavoro, e non si rivolgesse alle imprese.   Analizzando l’asse Occupabilità del POR- Emilia Romagna ci siamo accorti che il progetto che vogliamo studiare prende in considerazione anche il lavoro sommerso. Il CPI ha sperimentato uno sportello di intermediazione nell’ambito dell’assistenza familiare (rapporti di cura domiciliare, assistenza all’anziano), ritenuto un settore prevalentemente sommerso.  

Cerchiamo di capire la differenza tra politiche passive, attive e preventive.

All’interno del POR sono enunciati questi tipi di politiche nel mercato del lavoro, che sono diventati più chiari e comprensibili durante l’intervista:
  • Politiche passive: attuate per sostenere il reddito dei disoccupati;
  • Politiche attive: intendono favorire il fatto che le persone disoccupate si attivino per uscire dalla percezione passiva di un sussidio e cerchino di entrare in uno stato di occupazione;
  • Politiche preventive: rivolte a persone che sono a rischio di perdere il proprio lavoro, ma non l’hanno ancora perduto, per cui si intende evitare che questi lavoratori cadano nella disoccupazione (ad esempio le attività che si mettono in campo mirano alla riqualificazione dei lavoratori). Queste azioni sono considerate preventive perché le persone mentre si formano, anche nei luoghi di lavoro, con tirocini, si tengono aggiornati. Nel caso di perdita di lavoro, ad esempio perché l’impresa fallisce, questi lavoratori avranno competenze aggiuntive che consentiranno loro di entrare in un'altra azienda e rimanere nel mercato del lavoro.

Cos’è il tasso occupazionale lordo? Come si misura l’impatto di un progetto come questo?

  Il tasso occupazionale lordo è la proporzione che esiste tra le persone occupate e la popolazione e il progetto su questo dato ha avuto un impatto minimo, perché su 130.000 movimenti di assunzioni nella nostra provincia (Modena), il CPI ne movimenta 1.000/1.500. I CPI rispondono alle richieste di personale con i profili che hanno a disposizione, attraverso le attività di preselezione, e in massima parte sono figure di bassa qualifica, soprattutto in un periodo di forte crisi economica, quando la disoccupazione colpisce le fasce più deboli tra gli occupati.   Per incrementare il tasso occupazionale lordo, i CPI stanno continuando a perseguire un obiettivo di incremento delle richieste delle imprese, che nel periodo di realizzazione del progetto non è stato raggiunto a causa della crisi. Negli anni più recenti, invece, questa attività di promozione ha dato buoni frutti, dimostrando un aumento notevole di richieste da parte delle imprese.  

Il progetto Garanzia Giovani: ha prodotto effetti positivi fino ad ora?

  Garanzia Giovani è un programma europeo declinato con un piano nazionale e a sua volta con un piano regionale, ovvero le Regioni hanno la facoltà di stabilire quale è il piano di realizzazione, decidendo quali azioni mettere in campo per favorire l’occupazione giovanile. La nostra Regione ha deciso di puntare soprattutto sulle azioni che mirano a favorire l’attivazione dei giovani NEET (studiati per la lezione 3 – Raccontare), che non sono impegnati né nello studio, né nel lavoro, né nella formazione.   Effetto positivo: Garanzia Giovani ha aumentato la quota di disoccupazione, cioè i giovani si sono presentati al centro per l’impiego per cercare un’occupazione, passando così da NEET a disoccupati.   Nella nostra Regione Garanzia Giovani finanzia tirocini, bonus occupazionali (incentivi alle imprese che assumono a tempo indeterminato), l’apprendistato e una serie di azioni di orientamento alla mobilità internazionale, orientamento per persone disabili, orientamento per giovani che hanno difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro.

Ma come sono stati spesi i soldi?

  Abbiamo scoperto che i finanziamenti ottenuti sono stati utilizzati per assumere 7 persone a tempo pieno e 2 part time, che si sono dedicate a queste attività di tipo promozionale (promozione tirocini, sportello intermediazione). Il centro per l’impiego ha ottenuto, inoltre, altri finanziamenti su progetti analoghi fino al 2015, per migliorare i servizi integrati alle persone e alle imprese.

Immagine in evidenza

Domanda 1

Perché l’obiettivo generale del progetto è denominato occupabilità e non occupazione ?

Risposta 1

Occupabilità e non occupazione perché i programmi sul FSE sono declinati per obiettivo l’occupazione è uno stato mentre questo finanziamento è volto a favorire l’aumento di occupabilità delle persone ovvero non si occupa di rendere le persone occupate (il che significherebbe trovargli un posto di lavoro) ma sperimentare delle azioni che sono in grado di rendere la persona occupabile ossia di essere formata professionalmente di renderla autonoma nel cercare un’occupazione dotarla di strumenti e requisiti come conoscenze per trovare un posto di lavoro.

Domanda 2

Come sono stati spesi i soldi? Come avviene la gestione del finanziamento ottenuto?

Risposta 2

I finanziamenti ottenuti sono stati utilizzati per assumere 7 persone a tempo pieno e 2 part time che si sono dedicate a queste attività di tipo promozionale (promozione tirocini sportello intermediazione).

Domanda 3

Quali obiettivi concreti sono previsti per questo progetto?

Risposta 3

L'obiettivo concreto era strutturare nel centro per l’impiego un servizio di incontro tra domanda e offerta di lavoro richiesta di personale da parte delle imprese e la segnalazione di candidati per favorire l’inserimento lavorativo. Macro-obiettivo: creare uno staff qualificato che si occupasse di far conoscere alle imprese i servizi del centro per l’impiego al fine di portare più aziende a rivolgersi a questi per aumentare le opportunità di lavoro per gli utenti dei CPI attraverso l’attività di preselezione (si raccoglie l’esigenza da parte dell’impresa e si cerca nella banca dati una persona idonea per soddisfare l’esigenza dell’impresa) attività di tirocini e formazione svolti direttamente nell’azienda.

Video del Monitoraggio Civico

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Edizione ASOC: 1516

Scuola di appartenenza:

Istituto Tecnico Commerciale "Jacopo Barozzi"

MODENA (MO)