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Articolo di Data Journalism

La Diga che non c’è

La 3^EF (Economia-Finanza e Marketing) dell’I.I.S. “G. A. Pischedda” di Bosa nell’ambito del PCTO “A Scuola di Open Coesione” ha scelto di monitorare il finanziamento per il collaudo degli scarichi della Diga sul fiume Temo.
La diga è una delle opere più importanti per Bosa, una cittadina posizionata sulla costa nord-occidentale della Sardegna che si estende su un territorio prevalentemente pianeggiante e collinare attraversato da l’unico fiume navigabile della Sardegna.
Il territorio della città è abitato sin dall’epoca preistorica.
Nei secoli il fiume, oltre a rappresentare una risorsa per l’agricoltura ed il commercio, ha generato paure e angosce quando le eccessive piogge e la forza del mare alla foce ne impedivano il suo regolare deflusso, causando inondazioni.
La costruzione della diga risale intorno agli anni '50 e si è resa necessaria per risolvere le problematiche che tuttora creano allarmismi, preoccupazioni e danni economici.
La diga si trova in località Monte Crispu, è collegata alla diga di Monte Leone di Roccadoria ed è in stretto legame con lo sbarramento alla foce di Bosa.
Dei 4 scarichi presenti, il più importante è quello a Calice che a quota 68 m.s.l.m. libera 252 MC/s di acqua. Nel grafico si riportano i valori del volume invasato e le portate effluenti dagli organi di scarico principali al variare delle quote e si evince che ad una quota di 25 m.s.l.m. la portata d’acqua è di 0 MC/s, a 50 m.s.l.m. la portata d’acqua è di circa 720 MC/s ed alla quota di coronamento, o meglio a 69,80 m.s.l.m., la somma della portata d’acqua dei 4 scarichi è di 1050 MC/s.
Per avere a disposizione scorte d’acqua sia ad uso potabile che in agricoltura è necessario che la diga abbia una funzione di contenimento evitando che gli scarichi rimangano sempre aperti.
Il costo lordo per ultimare i lavori ammonta a euro 9.200.000 mentre per il collaudo e la messa in sicurezza dei 4 scarichi, nonostante i lavori eseguiti nel 2010, è necessario un supplemento aggiuntivo di euro 4.000.000.
Durante gli ultimi lavori sono stati costruiti dei terrazzamenti lungo la sponda sinistra della diga per contenere il terreno ed evitare frane e disastri ambientali come quello verificatosi nel 1963 nel Vajont.
Inoltre a breve verranno sostituite le scalinate di accesso e le ringhiere di ferro ormai inagibili.
Diversi sono i fattori che, fino ad oggi, hanno impedito il collaudo della diga.
Il più importante riguarda la cabina di comando oramai fuori uso, obsoleta e fatiscente.
Un altro fattore riguarda l'assenza di frequenti e abbondanti piogge che consentirebbero di riempire gli invasi e di monitorarne il corretto funzionamento, infatti la diga dovrebbe essere riempita in modo graduale (10M- 30M-50M) per essere collaudata.
Allo stesso tempo un fattore che preoccupa la cittadina è il non poter gestire le abbondanti e improvvise quantità di acqua piovana.
Il primo segnale d'allarme è rappresentato dal ponte “Su Adu”, situato a metà strada tra la diga e Bosa, dove sono state posizionate delle aste idrometriche che consentono di monitorare il livello del fiume che non viene dragato dal 2005.
Questo ponte viene denominato “Ponte sommergibile” perché quando viene sommerso dall’acqua Bosa probabilmente si allagherà nel giro di 3 ore.
Per questo motivo, quando ciò avviene, la Croce Rossa e la Protezione Civile lo comunicano, in tempo reale, con le radio trasmittenti, al sindaco che in caso di pericolo provvederà ad emettere le varie ordinanze agli organi di competenza.
Nei casi di emergenze di tipo meteorologiche o idrogeologiche, ruolo fondamentale è rivestito dal C.O.C. (Centro operativo comunale), organo rappresentato dal Sindaco, che interviene a livello locale e comunale in maniera repentina.
La 3^E/F si augura che i lavori vengano ripresi ed ultimati in breve tempo e che in futuro la diga possa rappresentare un punto di attrazione turistica con nuovi sbocchi occupazionali per noi giovani