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Articolo di Data Journalism

MONTAGNE DI "MONNEZZA"

Il 22 aprile 1999 Losco, l’allora Commissario delegato all'emergenza rifiuti della regione, firma l’ordinanza per affidare l’intero ciclo di smaltimento rifiuti provvisoriamente al consorzio di imprese guidato dalla ditta Fisia Impianti, affermando di fronte la Commissione parlamentare d’inchiesta che “gli impianti di produzione del CDR saranno approntati entro il mese di agosto del 2000”. Tuttavia, diffusa era l’indeterminatezza verso il suddetto problema dello smaltimento, quando concepisce il cosiddetto piano Rastrelli, dal nome del Presidente della Regione Campania in carica, che concepiva tra le proposte la raccolta differenziata per diminuire i tempi di smaltimento, coinvolgendo contemporaneamente i privati, ne consegue la formulazione di un'ordinanza.

Nell’ottobre del 1998 fu ideata una soluzione di compromesso che però ben presto aggravò solamene la situazione, in più l’accordo non aveva nessun valore giuridico, e, inoltre, rispetto agli obiettivi prefissati precedentemente dallo stesso Rastrelli, quelli previsti dal piano erano decisamente fallimentari in termini di percentuali ribassate, per quanto riguarda la differenziata. Comunque, né Losco è Rastrelli avevano realmente fatto qualcosa per concretizzare questa prima proposta risolutiva.

La trasformazione dell’emergenza in tragedia che si ha nel 1999, nel momento in cui il piano non viene davvero attuato, e neppure viene cercato di limitare l’imminente catastrofe: non vengono costruiti gli impianti,  perché Losco stabilisce di “prorogare di un anno i termini fissati per la stipula del contratto di gestione relativo agli impianti di CDR”; non viene potenziata la raccolta differenziata; non vengono chiuse le discariche; non si cerca la collaborazione dei comuni per la dislocazione degli impianti e dei siti di stoccaggio. L’unica cosa che viene fatta, e non doveva, è continuare a cercare “un buco” dove sversare “la monnezza”.

Le ragioni di queste scelte erano evidentemente politiche, in quanto durante i dodici mesi di proroga, ci sarebbero state le nuove elezioni regionali, che il centrosinistra non era sicuro di vincere. Dunque, Losco “se ne lavava le mani”.

Il 7 giugno 2000, Bassolino, divenuto nuovo presidente della Regione da due mesi, firmava il contratto definitivo con il consorzio aggiudicatosi l’appalto: si trattava di un accordo firmato con la Fisia Italimpianti, il quale stabiliva che entro dieci mesi sarebbero state in funzione quattro strutture per lo smaltimento di 4.200 tonnellate di rifiuti al giorno, a Giugliano, Caivano, Tufino e Acerra.

Tuttavia, gli impianti non verranno costruiti, e tra le cause vi sono le clausole e le modalità singolari previste dall’accordo, in vista di risparmiare tempo e denaro.

Nel 2006 la Commissione Parlamentare d’inchiesta dichiara: “le procedure e tempi previsti per la realizzazione degli impianti di termovalorizzazione sono risultati poco verosimili, se non addirittura velleitari”.

Da queste clausole e modalità nasce il dilemma su dove mettere i rifiuti intanto che venivano costruiti gli impianti di cdr e, successivamente, realizzati i cdr, nell’attesa che venissero terminati i termovalorizzatori. Nessuno ci aveva pensato.

Non avevo, dice Bassolino, né le conoscenze tecniche né il tempo per analizzare nei dettagli tutto quello che firmavo.

In questo gioco di causa-effetto, i famigerati siti delle vere e proprie piramidi di cosiddette “ecoballe” sono iniziati a sorgere, tra il 2000 e il 2001, anche come conseguenza di tale accordo, infatti doveva trattarsi di rifiuti “trattati”, cioè separati, attraverso la raccolta differenziata, e semplicemente “parcheggiati”, in attesa di essere destinati prima agli impianti di produzione di CDR e quindi di termovalorizzazione. Ma questo “parcheggio” poteva essere accettabile solo se i due tipi di impianti fossero stati entrambi operativi. Il contratto quindi, non aveva previsto un piano dettagliato relativo alle aree di stoccaggio del CDR e delle discariche di supporto. Le piramidi di “ecoballe” diventano veri e propri “parcheggi di monnezza”.

Dopo la firma dell’accordo da Bassolino sono iniziate le rivolte di Acerra, Marigliano e Giugliano, stanche di vivere tra scenari degradati e tremendamente spiacevoli di rifiuti.

Attualmente, in base a un censimento in Campania sulla quantità dei siti dei roghi tossici, è emerso che le zone maggiormente interessate sono Castel Volturno, Caserta, Giugliano, Succivo, Villa Literno e Acerra, mentre per le restanti zone si evidenziano percentuali nettamente inferiori.

Inoltre, in Italia dal 2004 al 2014 è aumentata la speranza di vita alla nascita, ma anche la mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso (dai 65 anni in poi); leggermente diminuita, invece, la mortalità per tumore (in una fascia d’età compresa tra i 20 e i 64 anni).