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Raccontare la ricerca

Vivere tranquilli lungo il Frigido

Il Frigido è un fiume della Toscana lungo 17 km che scorre in provincia di Massa Carrara.

 

 

Relazione lavoro effettuato in classe

In classe sono state effettuate ricerche riguardo il progetto scelto,democraticamente.

È stato scelto anche il nome il quale é RIVER RISK e sono stati aperti I relativi siti web Facebook ,Instagram, Telegram e YouTube.

Il nome del team è RIVER RISK in quanto volendo prevenire il rischio di esondazione del fiume questo nome esemplificava il problema in solo due parole efficaci.

Il logo è stato creato così poichè rappresenta il fiume Frigido, fulcro del nostro progetto, mentre i due monti presenti sono invece il Sagro e il Rasore, luoghi dal quale nasce il Frigido.

Motivazioni e obbiettivi della ricerca:

La ricerca sul fiume Frigido è stata scelta poiché riguarda un argomento sensibile ai cittadini di Massa Carrara.

 Gravante della situazione,a ostruire la foce del fiume Frigido, il grande apporto di materiale presente. Ad oggi il deflusso delle acque è consentito solo da un misero canale artificiale che, certamente, non può ritenersi idoneo a garantire un’adeguato sbocco al mare.

Tutto ciò costituisce, per quanto sostiene l’associazione ambientalista Italia Nostra, un’ emergenza che deve essere superata al fine di evitare possibili danni a persone e cose, determinati da intense precipitazioni seguite dall’esondazione del fiume.

Data quindi l’alta possibilità di esondazione, si ha un bisogno di  interventi di contenimento dei versanti con paratie di micropali tirantate e opere di sanificazione di acque superficiali.

 

Dati e informazioni trovate:

I pagamenti effettuati per il fiume risultano solo il 20% della somma stimata, da cui il 90% arriva dal fondo per lo sviluppo e la coesione, e il restante 10% arriva dalla regione.

Anche l’aspetto ecologico non può essere assunto come impedimento all’operazione di scolmatura, dato che nell’asta finale non ci sono rilevanti aspetti ambientali e se ce ne fossero, si troverà il modo di salvaguardarli il più possibile. Ricordiamo infine che alcune scolmature, senza asportazione e con solo livellamento dell’argine e alcune estirpazioni di piante in alveo sono state fatte senza soverchie preoccupazioni ambientali

L’ingegner Vercelli auspica che queste sue note diano avvio a un dibattito.

 

Le persone esperte sul tema da coinvolgere sul territorio sono: il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare; la direzione generale per la salvaguardia del territorio e delle acque.

 

 Una “montagna” di sabbia e ghiaia alla foce del Frigido è il  risultato del dragaggio del tratto di foce del fiume chiesto alla Provincia, ma è anche una fonte di rischio di disastro ambientale,

perché è facile intuire che in caso di piena del Frigido un simile cumulo di detriti può trasformarsi in un micidiale tappo che impedisce alle acque del fiume di finire in mare. Questo non è un rischio remoto,

Dalla Provincia, che ha autorizzato e supervisionato i lavori sul fondale del fiume, spiegano che quei materiali sono lì provvisoriamente. Dopo le analisi previste per legge, per individuare eventuali forme di inquinamento, la montagnola sarà utilizzata per il ripascimento della spiaggia di Marina di Massa. Nel caso in cui non risulti idonea, invece, sarà portata a un impianto di riciclaggio.

Intanto, però, la collinetta è ancora lì, minacciosa e gli abitanti della zona chiedono di rimuoverla al più presto.

 L’ingegnere Roberto Vercelli ricorda che 50 anni fa non c’era ghiaia alla foce, mentre oggi c’è n’è una piccola collina alta due metri, dunque non si può negare la gravità della cosa, e cioè che i ravaneti delle cave massesi stanno invadendo l’alveo fluviale di pianura. Il sovralzamento dell’alveo è oggi di circa due metri rispetto a quando l’alveo era di sola sabbia (o marmettola), e questo provoca, oltre alla ovvia riduzione della sezione maestra, anche la riduzione della pendenza e quindi della velocità del deflusso. Se si considerano gli effetti di cui la ghiaia è causa, e cioè:  formazione della barra di ghiaia alla foce, che il fiume supererà con difficoltà; rialzamento del fondo, che riduce la capacità di deflusso della piena; induzione della pendenza di fondo, che ridurrà la velocità di deflusso della piena; ebbene, l’alluvione è cosa certa ed è solo questione di tempo. In più, c’è da aggiungere la presenza dellel scogliere a mare, fatta a sinistra della foce, lato Viareggio, che peggiora la situazione dato che la scogliera favorisce la cattura e il ristagno del trasporto solido litoraneo dalla parte a Ovest. Oltre all’errore progettuale per l’errata posizione della scogliera alla foce del Frigido, si continua con gli errori progettuali prevedendo l’innalzamento degli argini nell’asta di pianura. È altresì assurdo il progetto di rialzo degli argini, perché se la ghiaia continua a scendere dai ravaneti, bisognerà fare un rialzo argini ogni dieci/venti anni. Gli interventi corretti sarebbero invece, innanzitutto, impedire la formazione di nuovi ravaneti mediante un assiduo controllo dei piani di cava; scolmare l’asta di pianura con una corretta sagomatura dell’alveo; allontanare le scogliere dalla foce del fiume.