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Articolo di Data Journalism

RICERCA E SVILUPPO-Quanto spendono l’Italia e la regione Marche per la ricerca e l’innovazione?

La funzione di ricerca e sviluppo gioca un ruolo fondamentale nel progresso di un paese con effetti in tutti i settori dell’economia. Uno dei fattori principali che rende un’impresa competitiva sul mercato è quello di ottenere ottimi risultati in vari ambiti, primo tra tutti l’innovazione che consiste nell’introduzione di modalità nuove di progettare, produrre e vendere beni o servizi. Le innovazioni possono essere di processo o di prodotto, nel primo caso riguardano le fasi del ciclo produttivo nel secondo caso riguardano la creazione o la modifica di un prodotto. L’impegno in ricerca e sviluppo è oggi imponente, basti pensare alle innovazioni tecnologiche di questi ultimi decenni (telefoni, videocamere, computer, biotecnologie, ecc…).

In Italia la spesa per la ricerca e innovazione è, come verificabile dalle cifre, molto bassa, infatti raggiunge solo l’1,2% del PIL del nostro paese, contro il 2,0% in Francia e Gran Bretagna, il 2,3% in Germania, il 2,8% negli USA e il 3,1% in Giappone. L’Italia dal punto di vista del personale è una delle nazioni con meno addetti nel settore della ricerca e sviluppo. Si può dire che nei confronti dei principali paesi abbiamo un ritardo di un decennio sull’innovazione di prodotti a tecnologia avanzata. 

Nel 2017, si è stimato che la spesa per R&S dell’insieme dei settori istituzionali (imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e università) ammontasse a quasi 23,8 miliardi di euro. Sempre secondo dati Istat il settore privato (imprese e istituzioni non profit) ha speso per la R&S 15,2 miliardi di euro, di cui la quasi totalità (14,8 miliardi) sostenuta dalle imprese, le università 5,6 miliardi di euro, le istituzioni pubbliche 2,9 miliardi.

Se si analizzano in modo più dettagliato i medesimi dati riferiti alla regione Marche, emerge che sono stati stanziati dalla stessa oltre 13,5 milioni di euro per incentivare gli investimenti in ricerca industriale e sviluppo sperimentale negli ambiti della specializzazione intelligente quali: salute e benessere, meccatronica, domotica e manifattura sostenibile. Il beneficio consiste in un contributo in conto capitale a copertura del 60% delle spese ammissibili per le micro e piccole imprese; 50% per le medie imprese; 40% per le grandi imprese.

Le Marche sono regione virtuosa nell’impiego e nella rendicontazione dei fondi europei: al 31 dicembre 2019 è stato attivato il 96% dei 570.2 mln di fondi F.E.S.R. (Fondo Economico di Sviluppo Regionale) a lei destinati. La scadenza è stata rispettata con sei mesi d’anticipo così come l’obiettivo di spesa del P.O.R (Programma Operativo Regionale) indicato da Bruxelles. A livello nazionale la regione Marche è seconda solo all’Emilia-Romagna per efficienza della certificazione della spesa.

Se si mettono a confronto i dati dei finanziamenti dello stato italiano e quelli della Marche nel 2017, si possono fare alcune considerazioni: circa le imprese private italiane (escluse le università) la spesa va a pari passo con i fondi ricevuti, infatti a fronte di un investimento medio regionale del 62,4%, le Marche hanno ricevuto una quota corrispondente al 64,1%.

Analizzando i dati relativi alle istituzioni pubbliche, l’Italia in media corrisponde alle regioni un 12,4% del totale che si riduce a un 3,4% per la nostra regione, con un notevole squilibrio.

Diverso è il discorso che riguarda i finanziamenti alle università pubbliche che in media sono il 23,6%, ma nelle Marche il 32,5%: ciò mostra che le università nel nostro territorio investono molto in ricerca e sviluppo,

Confrontando i fondi stanziati dalle istituzioni private e non profit, si può osservare che sia a livello nazionale (1,7%) che a livello regionale (0,1%) vengono stanziati pochi fondi.