Il progetto scelto è “Missione Accoglienza”, realizzato con i fondi di Coesione della programmazione 2007/2013. Si tratta di un plafond di oltre 340.000 euro destinato alla realizzazione, nel comune di Rizziconi, di un centro di accoglienza. Consci della scelta non banale, il team ha voluto congedarsi dalla scuola – si tratta di allievi del quinto anno – con una sfida non banale: raccontare la tragedia delle migrazioni in Calabria, analizzare la situazione dei ghetti nella Piana di Gioia Tauro e provare ad avanzare una proposta sostenibile per migliorare la situazione. Non è stato facile parlare di accoglienza, di diritti universali in un momento storico in cui la solidarietà vacilla sotto i colpi del sovranismo, ma la ricerca si è dimostrata di spessore.
Il monitoraggio è stato molto complesso. È stata coinvolta una platea di soggetti molto ampia: ISTAT, Regione Calabria, comune di Rizziconi, Caritas, Assemblea dei comuni della Piana di Gioia Tauro, organizzazioni sindacali, lavoratori migranti, europarlamentari. Oltre al monitoraggio in sé, di significativo ed emozionante c’è stato sentire dalla viva voce dei migranti la richiesta non di banale assistenzialismo, ma di un sostegno abitativo per avere condizioni dignitose. Ai sindaci il team ha consegnato una proposta robusta e fattibile. Molto orgogliosi del fatto che la voce degli studenti è arrivata fin dentro le stanze dell’Europarlamento, con la deputata europea Laura Ferrara che ha promesso di fare suo il memorandum del gruppo humanITIS.
Il progetto sulla carta è concluso, ma la proposta del team ha un impatto fortissimo e può anche iniziare a muoversi sulle gambe degli amministratori della Piana di Gioia Tauro. Non bisogna far gravare il peso dell’accoglienza soltanto su pochi comuni, i migranti devono essere suddivisi in maniera sostenibile nei vari comuni del comprensorio, osservando due criteri: popolazione residente e vicinanza dai luoghi di lavoro. Si scelgano anche gli immobili o tra quelli confiscati, oppure proponendo affitti agevolati anche per sfruttare case ormai chiuse da tempo, così da dare sollievo anche ai proprietari. Infine con i fondi europei si organizzi una rete di trasporti dai luoghi di residenza a quelli di lavoro, e viceversa, così da strapparli dal sistema del caporalato.