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Articolo di Data Journalism

PANDEMIA E VIOLENZA DI GENERE: L’IMPATTO DELLE MISURE RESTRITTIVE SULLA VIOLENZA SULLE DONNE

La nostra indagine vuole esplorare gli effetti delle restrizioni conseguenti all’epidemia da Covd19 sulla violenza di genere. Le fonti utilizzate sono Istat e Ministero dell’interno-Direzione Centrale della Polizia Criminale.

Dati provenienti dai Centri antiviolenza: nel 2020 sono 15000 le donne che si sono rivolte ai CAV in cerca di aiuto; il 90% di queste si è affidato per la prima volta a un Centro; il 5,6% ha iniziato il percorso a marzo mentre il 15% tra aprile e maggio. Emerge che il 74,2% delle donne subiva violenze già prima della pandemia: il 40,6% da più di 5 anni e il 33,6% da 1 a 5 anni. I CAV hanno risposto alle richieste di aiuto, al 12,6% è stato offerto il servizio di pronto intervento, al 14,2% il percorso di allontanamento dalla violenza, al restante 18% sostegno per l’autonomia.

Chiamate al 1522: fino a settembre 2021 le richieste d’aiuto sono state 12.305 tramite chiamata telefonica o via chat; i dati evidenziati hanno rivelato-in seguito alle misure restrittive applicate-che le donne hanno paura per la loro incolumità. Nei primi mesi del 2020 si è registrato un aumento delle segnalazioni di violenza (3583); al contrario la riduzione delle restrizioni nel 2021 ha portato una diminuzione dei casi di violenza (2457). Grazie alla diminuzione delle misure restrittive, sono diminuite le segnalazioni per violenze subite da partner (da 58,6% a 53,4%) e aumentate quelle subite da ex partner e da altri familiari. Nei primi tre trimestri del 2021 sono state fatte più di 10 mila richieste di aiuto al “1522”. Rispetto al 2020, sono diminuite le situazioni in cui la vittima si è sentita in pericolo di vita, ha avuto paura di morire a causa della violenza o ha temuto per i propri cari. Al contrario sono aumentate le segnalazioni di violenza di minore gravità.

Dati provenienti dalle denunce alla Forze dell’ordine: emerge un forte calo delle denunce per maltrattamenti, stalking e violenza sessuale nei mesi del lockdown e un aumento nei mesi successivi.

Più di 15 mila donne nel 2020 hanno iniziato un percorso personalizzato di uscita dalla violenza nei Centri. Nei mesi da marzo a maggio si sono registrate le percentuali più alte di interventi urgenti. La maggior parte delle donne che hanno intrapreso un percorso di uscita della violenza nel 2020 rientrano in un’età compresa tra i 40 e i 49 anni. Nel 70% dei casi la situazione di violenza non è nata con la pandemia, ma era preesistente: la quota di donne che avevano subito violenza da più di un anno è pari al 74,2%, nel 8,4% dei casi era iniziato da meno di 6 mesi, mentre nel 14,2% dei casi era durata da 6 mesi a 1 anno. Circa il 10,5% delle vittime hanno subito più di 4 episodi di violenza. Nel 59,8% dei casi l’autore della violenza è partner convivente, nel 23% un ex partner, nel 9,5% un altro familiare o parente, mentre il restante 7,7% è costituito dalle violenze subite fuori dall’ambito familiare e di coppia. Nel 2020, tra le 15000 donne che hanno iniziato il percorso di uscita dalla violenza,1 donna su 5 ha raggiunto gli obiettivi individuali che si sono posti, il 40% continua il percorso mentre il 27% ha abbandonato o sospeso il percorso.

Le principali conseguenze della violenza nel 2021 sono: stati d’ansia (dal 18,5% al 23,8%), sentirsi molestate ma non in pericolo (dal 6,9% al 16,8%). Con la diminuzione di alcune misure restrittive per il contenimento della pandemia è possibile notare l’aumento delle richieste di aiuto al 1522 per violenze da parte di persone non conviventi con la vittima. Rispetto al 2021 sono aumentate le violenze da ex partner mentre sono diminuite le violenze da parte dei partner con cui la vittima vive. Tra gennaio 2019 e aprile 2021 l’andamento della violenza di genere denunciata alle Forze di polizia, è decrescente. Nonostante aspettative di un peggioramento dei casi di violenza familiare sulle donne durante il periodo di lockdown più stretto, i è evidenziato che le conseguenze di tale misura restrittiva, è stata molto contenuta rispetto agli altri delitti denunciati. Nella maggior parte dei casi autore e parte lesa nel reato di maltrattamenti verso familiari appartengono alla stessa famiglia. In pieno lockdown, nel mese di Marzo 2020, si è registrata una diminuzione delle denunce, causata principalmente dalla prolungata condivisione degli spazi abitativi, seguita da un maggiore controllo della donna da parte dei familiari e dalla difficoltà a entrare in contatto con persone esterne alla famiglia. In estate c’è stato un aumento di denunce, poi diminuite a dicembre (festività natalizie) per aumentare nuovamente a gennaio. Ciò è verosimilmente dovuto al fatto che nel lockdown i partner avevano maggiore controllo sulle donne. Le misure restrittive hanno evidenziato che le donne vengono uccise sempre di più tra le mura domestiche mentre gli uomini vengono uccisi prevalentemente da persone sconosciute. Risalta che le donne vengano uccise con armi da taglio, da fuoco, armi improprie ma anche con percosse, asfissia e strangolamento.