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Articolo di Data Journalism

La trasparenza del cristallo nello specchio dei dati

Il nostro team ha deciso, nell’ambito dell’edizione ASOC 22-23, di monitorare il progetto di riqualificazione e riallestimento del Museo del Cristallo di Colle Val d’Elsa perchè ci sembra importante per la valorizzazione culturale ed economica del nostro  territorio.

Il nostro lavoro ha comportato la ricerca di dati relativi sia ai finanziamenti stanziati dall'Unione Europea e dagli enti nazionali e locali, sia al contesto culturale ed economico legato alle risorse museali nazionali e regionali. 

Abbiamo ricostruito la storia del Museo, uno dei pochi dedicati alla tecnica della lavorazione del cristallo su tutto il territorio nazionale, dove invece sono maggiormente rappresentati i musei dedicati più in generale all’arte vetraria. Il Museo di Colle è stato inaugurato nel 2001, nell’ambito di un progetto di riqualificazione urbana mediante riconversione di un edificio di archeologia industriale, la fornace ottocentesca dell’ex vetreria Boschi; al suo interno le varie sezioni museali illustravano l’evoluzione storica dell’industria vetraria colligiana dal 1820 fino ai nostri giorni, dalle tecniche più antiche al design contemporaneo. Il fulcro dell’esposizione era un'installazione scenografica, “la foresta di cristallo”, che evocava con luci e suoni le impressioni sensoriali ed emotive suscitate da questo materiale (Foto 1).

Dal marzo 2018 il museo è chiuso per ristrutturazione e una parte della collezione è stata temporaneamente trasferita nelle sale del Palazzo dei Priori.

 

L’analisi dei dati relativi ai fondi utilizzati per la riqualificazione è stata condotta a partire dagli open data disponibili sul sito di Opencoesione: abbiamo verificato che i soggetti finanziatori sono stati l’Unione Europea (per circa il 30%), il Fondo di Rotazione (20%), la Regione Toscana per una quota minore (9%), con la compartecipazione di altri enti pubblici (Inf.ca 1). Dalla stessa fonte abbiamo tratto informazioni anche sulla periodicità dei pagamenti monitorati: risulta infatti che le prime erogazioni sono avvenute tra il 2017 e il 2018; i contributi più consistenti sono stati erogati tra il 2019 e il 2021, fino a raggiungere la quasi totalità della cifra stanziata (Inf.ca 2). I lavori risultano conclusi nel luglio 2020. 

Successivamente, abbiamo analizzato i dati di contesto ricavati dal sito dell’Istat e abbiamo messo a confronto i numeri relativi all’incidenza culturale ed economica degli istituti museali sia a livello nazionale che regionale (Inf.ca 3).

Il numero totale di musei in Toscana è di 452, una percentuale significativa del patrimonio nazionale; di questi i musei industriali, come quello del cristallo di Colle, sono solo 8, quindi l’1,6% del totale. La maggior parte dei musei toscani (40% circa) può contare su un numero di visitatori annui tra 1.000 e 10.000; esistono però diversi musei (28% circa) che contano meno di 1.000 visitatori all’anno mentre soltanto il 5% dei musei toscani viene visitato da più di 100.000 persone. La maggior parte dei visitatori dei musei toscani sono italiani con una percentuale di visitatori consistente, tra il 10% e 40% con punte massime del 70% e oltre per i musei di maggiore richiamo internazionale. 

Risulta che nel 2019 il totale degli addetti ai musei toscani fosse di 4470, per una media di 9 addetti per museo. La maggior parte dei musei toscani impiega da 2 a 5 persone (circa il 50%), circa il 30% ne impiega da 6 a 20 e soltanto il 10% dei musei impiega più di 20 persone mentre esistono alcuni istituti (10% circa) con un solo titolare o a conduzione familiare. Per quanto riguarda il numero totale di visitatori del 2019, esso è stato di  24 milioni di cui 4,5 in provincia di Siena: si rileva infatti che tra il 2011 e il 2019 si è registrato un incremento del numero di visitatori degli istituti museali in Toscana pari a circa 2 milioni di unità. 

Nel 2020, però, si è registrato a seguito della pandemia un calo deciso dei consumi culturali a livello nazionale, che ha riguardato soprattutto le attività svolte fuori casa come le visite ai musei e mostre (l’11% in meno nel centro nord e il 5% nel mezzogiorno d’Italia). Tale flessione risulta ancora più evidente se si fa riferimento ai dati relativi ai due anni pre- e post- pandemia, il 2019 e il 2021 (Inf.ca 3).

 

Dai dati raccolti emerge l’importanza del Museo di Colle, sia culturale che occupazionale. Esso inoltre si inserisce all’interno di circuiti turistici già attivi, come il Percorso museale istituito dalla Rete dei Musei Senesi o l’itinerario della Via Francigena che corre attraverso la città di Colle.

Risulta di conseguenza sorprendente che, a due anni dalla conclusione dei lavori, il Museo non sia ancora aperto al pubblico. A questo proposito abbiamo rilevato dalla stampa locale che la riapertura è stata prorogata per decisione dell’amministrazione comunale, che ha affidato ad un Comitato tecnico-scientifico la revisione dell'operato dei progettisti e lo studio di un allestimento adeguato ad un museo che si propone come un racconto identitario del territorio colligiano.