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Politiche di Coesione nelle scuole italiane

A Noha (LE) un immobile confiscato è diventato "bene comune" grazie agli studenti del Liceo "Vallone"

A Noha (LE) un immobile confiscato è diventato "bene comune" grazie agli studenti del Liceo "Vallone"

 

Dal 2017 l’Associazione Levèra, affiliata all’Arci, ha in gestione un bene confiscato alla criminalità organizzata a Noha, una frazione del comune di Galatina, in Salento. L’immobile è stato ristrutturato grazie ai fondi della politica di coesione, nell’ambito di un progetto che si è concluso nel 2012. Quei cinque anni tra la fine dei lavori e l’affidamento danno la misura delle difficoltà nel trasformare la proprietà del clan Coluccia in un bene comune. “Il collaudo dell’immobile avvenne nel 2013. Da quel momento, però, restò chiuso, fino a quando i ragazzi dello Scientifico non entrarono con le loro videocamere, realizzando un videoclip che mostrava gli spazi muovendosi tra le stanze” racconta Roberta Viva, vice-presidente di Levèra.

I ragazzi di cui parla sono quelli del team We Are For Legality, del Liceo scientifico “Antonio Vallone” di Galatina (LE), che nell’anno scolastico 2016-2017 hanno preso parte al progetto di A Scuola di OpenCoesione (ASOC) e che nel 2018 sono tornati a verificare gli sviluppi del progetto (Ecco il resoconto realizzato per ASOC Experience)
“All’avvio del percorso didattico, confrontandomi con loro, ho cercato di indirizzarli verso un progetto vicino, e Noha è una frazione di Galatina. Soprattutto, sentivo l’importanza di sensibilizzare i miei studenti sul valore dell’immobile, non solo dal punto di vista economico, ma anche simbolico” racconta Sebastiano Zenobini, il docente di Lettere (italiano, latino) che ha seguito tutto il lavoro di ricerca del team. “Portare a compimento quel progetto, affidando il bene, non era solo una questione di orgoglio ma anche di legalità. Non nascondo le difficoltà: in classe c’erano anche studenti di Noha, dove il clan Coluccia è presente e radicato, e questa cosa un po’ li metteva in difficoltà. Quando il team è andato in missione, gli studenti di lì hanno preferito, infatti, non esporsi” conclude Zenobini.

 


Il Team We are for Legality del Liceo "A Vallone" di Galatina (LE)

 

Francesca Durante è una delle studentesse del team. Oggi ha quasi 21 anni e studia Medicina. Per un po’ - dopo aver preso parte al percorso didattico - ha carezzato l’idea di studiare Giurisprudenza: “Il lavoro sul bene confiscato a Noha mi ha aperto gli occhi sulle realtà della criminalità organizzata” racconta. “Prima che decidessimo di occuparcene noi, di quell’immobile a Galatina non ne parlava nessuno: la famiglia a cui è stato confiscato il bene, in un modo o nell’altro, ha creato lavoro per tante persone, e questo faceva sì che ci fosse un clima omertoso. È stato difficilissimo fare le interviste” spiega ancora Francesca.

A colpire i ragazzi del team, racconta, sono in particolare le dimensioni dell’immobile. “Nessuno di noi pensava fosse così grande, anche se avevamo visionato la planimetria con l’ingegnere del Comune. In più, quando siamo entrati era totalmente nuovo, ristrutturato. Parlando di beni confiscati, non so perché ci aspettavamo un mezzo rudere” continua il racconto della giovane del team We Are For Legality. 

A trasformare la percezione dei ragazzi sul contesto in cui vivevano è stata però l’omertà. “Non pensavo che la situazione fosse quella. C’era gente che ha finto di non sentire le domande. Altre persone rispondevano in modo evasivo” conclude Francesca. 
Nel 2017 a Galatina c’erano le elezioni amministrative. Ricorda il professor Zenobini: “I ragazzi hanno invitato tutti i candidati a sindaco all’evento finale del percorso didattico ASOC. C’era anche il Procuratore Antimafia. A tutti gli studenti del team hanno chiesto un impegno per portare a conclusione il progetto, affinché il bene fosse affidato in gestione”. 

Tra la confisca del bene e l’affidamento al circolo Arci, infatti, sono passati quasi vent’anni. Nel 1999 l’immobile è stato tolto al clan e nel 2001 è stato assegnato al Comune di Galatina. I lavori di riqualificazione sono stati finanziati nell’ambito del PON Sicurezza, un progetto del ciclo di programmazione 2007-2013 realizzato tra il 2011 e il 2012. “Il progetto è stato realizzato da Brizio Montinaro, architetto e fratello di Antonio, uno degli uomini della scorta del giudice Falcone, morto nel 1992 nella Strage di Capaci” racconta Roberta Viva. Ad Antonio Montinaro è intitolato il bene. 

 


Il team We are for Legality con il Procuratore Cataldo Motta

 

L'associazione Levèra, che ha ottenuto in gestione il bene in comodato nel 2017, nasce da un gruppo di amici che già operava nel sociale. I soci del circolo sono circa duecento e le attività che si svolgono all’interno degli spazi sono molteplici. “Al piano terra c’è il circolo Arci. Al primo piano ci sono le stanze che ospitano i corsi di musica (in una sala prove) e i laboratori di cucito, ma anche un corso di videomaking e street art, finanziato dalla Regione e gratuito per i ragazzi, in collaborazione con un’altra realtà associativa di Galatina, ‘Sensi comuni chilometro zero’. Stiamo lavorando per far partire una Sartoria sociale, in collaborazione con Made in Carcere” racconta Roberta Viva. “Prima della pandemia avevamo avviato un stagione teatrale, in una sala da 60-70 persone che finiva sempre sold out” aggiunge. 

Uno spazio è invece destinato al doposcuola sociale, un progetto portato avanti in collaborazione con le dirigenti delle scuole del territorio, che coinvolge ragazzi e ragazze con problematiche nello studio o in famiglia. “Vengono da noi per un paio d’ore, al pomeriggio, per fare i compiti. Il doposcuola si realizza grazie a insegnanti volontari”, sottolinea Roberta Viva. Tra loro ci sono anche insegnanti del Liceo scientifico “Vallone” di Galatina. Infine, a Noha, nella casa trova spazio anche un laboratorio della LILT, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

 


L'immobile confiscato alla criminalità organizzata, oggi gestito dall'Associazione Levèra

 

Siamo entrati in quel posto pensandolo di tutti, non nostro. Il logo che abbiamo scelto per rappresentare la nostra associazione è un tornado, una spirale, perché l’iniziativa voleva nascere come un vento di rinnovamento che potesse riqualificare quell’immobile” conclude Roberta Viva. L'etimologia di Levèra è levare, sollevare, sostenere, fare leva, soffiare, detto dal vento. Un vento di cambiamento che soffia anche a Noha.

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