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Articolo di Data Journalism

Sicilia: tanti beni confiscati e poche case rifugio

È destinato a diventare un centro per donne vittime di violenza l’immobile sequestrato a Capo d’Orlando una decina di anni fa ad un imprenditore accusato di contiguità con la mafia. Si tratta di un edificio confiscato dallo Stato e ubicato in un terreno di 913 mq e il cui progetto di rifunzionalizzazione presentato dal Comune orlandino è stato dichiarato ammissibile per un importo di 1 milione e 284.000 euro, di cui 963.000 dell’Unione europea e 321.000 dal Fondo di Rotazione.

Il progetto ha una duplice valenza: da un lato favorire l'inclusione sociale attraverso il recupero dei beni confiscati alla mafia e dall’altro incrementare la legalità nelle aree ad alta esclusione sociale oltre a migliorare il tessuto urbano nelle aree a basso tasso di legalità. Il centro che nascerà sarà a supporto dell’attività di ascolto, accoglienza e assistenza psicologica e legale, nei casi di abusi subiti da donne in ambito familiare ed extra-familiare. Le case rifugio sono, infatti, strutture dedicate a indirizzo segreto, che forniscono alloggio sicuro alle donne vittime di violenza e ai loro figli, a titolo gratuito e indipendentemente dal luogo di residenza, con l’obiettivo di protezione e salvaguardia dell’incolumità fisica e psichica. 

La Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite (Vienna, 1993) definisce la violenza contro le donne come: “…qualsiasi atto di violenza di genere che comporta, o è probabile che comporti, una sofferenza fisica, sessuale o psicologica o una qualsiasi forma di sofferenza alla donna, comprese le minacce di tali violenze, forme di coercizione o forme arbitrarie di privazione della libertà personale sia che si verifichino nel contesto della vita privata che di quella pubblica”.

Dall’analisi condotta dal nostro Team è venuta fuori una realtà complessa e, per certi versi, contraddittoria: in Sicilia, a fronte di un elevato numero di beni confiscati alla mafia, sono solo 5 le case rifugio e per di più un numero davvero ridotto di Enti Locali rende pubblici i dati relativi ai beni confiscati presenti nel proprio territorio. Ma vediamo più nello specifico cosa è emerso dalle nostre indagini.

Secondo i dati Istat, nel 2018 le Case Rifugio per le donne maltrattate attive in Italia sono 272: l’offerta è maggiore al Nord, in particolare in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna. La Sicilia conta appena 5 case rifugio, a fronte di un incremento della violenza di genere a livello nazionale, come dimostrano i dati ISTAT sugli accessi al Pronto Soccorso di donne con diagnosi di violenza. Si passa da 3.269 diagnosi di violenza del 2014 a 7.623 del 2019 e, purtroppo, “la pandemia Covid-19 e le misure adottate per il contenimento della sua diffusione (ad esempio il confinamento tra le mura domestiche), così come il dispiegarsi delle conseguenze socioeconomiche della crisi innescata dall’emergenza sanitaria, possono aver accentuato il rischio di comportamenti violenti.”

Molti studiosi e stakeholder hanno parlato di un’emergenza nell’emergenza, mentre UN WOMEN, l'Ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne, la definisce una emergenza-ombra legata alla pandemia (shadow pandemic) o una crisi nascosta (shadow crisis). 

Il Comune di Capo d’Orlando ha colto l’occasione per la rifunzionalizzazione di un bene confiscato alla criminalità e destinato all’amministrazione locale, offerta dal PON Legalità FESR FSE 2014/2020, Asse 3 – Favorire l’inclusione sociale attraverso il recupero dei patrimoni confiscati e di altri beni del patrimonio pubblico.

Siamo, dunque, andati ad analizzare i dati relativi ai beni confiscati e, dal dossier realizzato per i 25 anni dalla Legge 109/1996 dall’Associazione “Libera” che analizza i dati dell'Agenzia Nazionale, si ricava che sono 36.616 i beni immobili (particelle catastali) confiscati dal 1982 ad oggi: circa 18.726 destinati dall’Agenzia Nazionale per finalità istituzionali e sociali, mentre 17.890 in gestione all’Agenzia (dati aggiornati al 2 marzo 2021). Il maggior numero di beni immobili confiscati e destinati, 7.430, si trovano in Sicilia, ma gli Enti Locali siciliani che pubblicano i dati dei beni confiscati sul loro territorio sono solo il 42%. Il Comune di Capo d’Orlando, beneficiario del finanziamento per la rifunzionalizzazione dell’immobile ad esso destinato, non è tra i Comuni virtuosi: ad oggi non ha pubblicato alcun elenco dei beni confiscati alla mafia.

Da quanto esposto, emerge l’urgenza di avere sul nostro territorio una casa rifugio, così come previsto dal progetto che stiamo monitorando, ma è anche necessario conoscere da parte dell’Ente Comunale alcuni elementi al riguardo: lo stato di avanzamento dei lavori (non presente sul sito OpenCoesione) e le ragioni della mancata pubblicazione dei dati relativi ai beni confiscati. Inoltre, intendiamo contattare l’Associazione antiviolenza “Pink Project”, con sede a Capo d’Orlando, per capire se è stata coinvolta nel progetto e se dispone dei dati sulla violenza di genere nel nostro territorio e in Sicilia.