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Articolo di Data Journalism

USCIRE DALLA VIOLENZA: la centralità di Centri antiviolenza e Case rifugio.

L’uscita dalla violenza domestica è un percorso difficile e lungo che la donna intraprende incontrando numerose difficoltà. Per questo è importante che la presa in carico sia basata su un approccio integrato e focalizzato sulla persona. Strumenti e luoghi essenziali per l’uscita dalla violenza sono rappresentati dai Centri antiviolenza e dalle Case rifugio che aiutano la donna nelle situazioni di emergenza. La convenzione del consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne (Istanbul, 2011) al Capitolo IV prevede che gli Stati aderenti predispongano servizi di supporto immediati specializzati, nel breve e lungo periodo, per ogni vittima di un qualsiasi atto di violenza”. A seguito della ratifica della Convenzione da parte dell’Italia nel 2013 i Piani nazionali contro la violenza hanno segnato un importante cambio di passo nel sistema di protezione delle donne vittima di violenza con l’applicazione delle misure indicate dagli artt. 20-24 della Convenzione. L’Istat ha iniziato così, dal 2017, a rilevare dati attinenti al Sistema della Protezione delle donne vittime di violenza. Nel 2018 sono state avviate le Indagini sulle prestazioni ed erogazioni dei servizi offerti dai Centri antiviolenza (CAV) e sulle Case rifugio. Nel 2022 le donne vittime di violenza hanno potuto contare su 385 CAV, il 3,2% in più rispetto al 2021 e il 37% in più rispetto al 2017 (primo anno dell’Indagine); la Campania è la regione con il maggior numero di CAV (61, circa il 16% del totale). A partire dalla pandemia il 78,6% dei CAV ha attivato nuove forme di comunicazione destinate alle donne con l’introduzione di email, messaggi scritti e utilizzo dei social. Quasi tutti i CAV (99,1%) aderiscono al 1522, numero nazionale di pubblica utilità, istituito dalla Convenzione ( in tutti gli Stati europei è presente un numero d’emergenza tranne Belgio, Repubblica Ceca, Lituania, Malta, Olanda) ed il 74,5% ha una reperibilità telefonica “h24” rivolta al pubblico per emergenza/gestione di situazioni di pericolo; in Campania il 97,9% dei CAV ha attivato il numero e il 97,9% ha reperibilità h24, tra questi Casa Fiorinda, cui sono destinati i fondi oggetto del nostro monitoraggio. La partecipazione dei CAV alla rete territoriale antiviolenza, costituita da un sistema operativo integrato di servizi specializzati (Centri antiviolenza, Case rifugio, servizio 1522, strutture residenziali specifiche per l’accoglienza delle donne vittime di violenza) e generali (ospedali, prefetture, Forze dell’Ordine, servizi territoriali, sanitari e sociali) a sostegno e protezione delle donne vittime di violenza e dei loro figli, è piuttosto alta. Il territorio di competenza delle reti è soprattutto provinciale (35,4%), a seguire quello intercomunale (31,6%), interprovinciale (18,6%) e comunale (14,5%). Nella maggior parte dei casi (63,6%) l’ente promotore dei CAV è un soggetto privato qualificato operante nel sostegno e nell’aiuto alle donne vittime di violenza. Nel 33,5% invece è un ente locale, in forma singola o associata e, nel 2,9% dei casi è un ente locale consorziato o associato con un soggetto qualificato privato. Il 56,3% dei CAV in Campania è a gestione privata (27). Casa Fiorinda è una struttura pubblica confiscata alla camorra, gestita da un ente locale, il comune di Napoli, e coordinata da un privato, la cooperativa sociale Dedalus. Nei CAV lavorano 5.916 operatrici che nel 48,7% dei casi prestano il proprio servizio in forma esclusivamente volontaria. Tra le diverse figure professionali emergono le operatrici di accoglienza (41,3%), le avvocate (16%) e le psicologhe/psicoterapeute (14,1%). In Campania su 400 contratti, 296 sono retribuiti e 104 volontari.

Nonostante l’impegno di istituzioni e privati, nel 2022 le donne che hanno avviato un percorso di uscita dalla violenza e che hanno ricevuto da parte delle operatrici dei Centri una valutazione del rischio di subire nuovamente violenza sono 2.403. Il 40,3% di queste donne ha infatti avuto paura per la propria vita o per quella dei propri figli, il 28,4% si è rivolta almeno una volta al pronto soccorso e il 13,6% è stata ricoverata in ospedale in conseguenza delle violenze subite. Le donne che sono state ricoverate o sono andate al pronto soccorso hanno subito prevalentemente violenza fisica (rispettivamente 75,7% e 81,2%), mentre la paura per sé e per i propri figli è aumentata per chi ha subito violenza fisica: il 48,7% contro il 25,1% di coloro che hanno subito violenza sessuale e il 24,9% delle donne su cui è stato esercitato un altro tipo di violenza (minacce, stalking, violenza economica e psicologica).