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Articolo di Data Journalism

GIBELLINA E L’IRRIGAZIONE DEL VERDE PUBBLICO: SPRECO O NECESSITÀ?

La Sicilia è una delle regioni più belle della penisola: mare stupendo, paesaggi incantevoli, città ricche di beni culturali inestimabili. Eppure sono numerosissimi i problemi che essa è tenuta ad affrontare, come ad esempio l’utilizzo delle acque di scarico.

La nostra bella isola, infatti, conta 461 impianti di depurazione. Di questi, però, 330 (il 71,6%) sono attualmente sottoposti a processo o sequestrati. Un numero impressionante, considerando anche l’impatto che questo problema ha sulla salvaguardia del nostro mare che ancora (non sappiamo per quanto tempo!) è considerato uno dei più belli d’Italia (vedi infografica statica 1).

Tutto ciò, ovviamente, non è passato inosservato all’Unione Europea, a cui la regione paga annualmente una multa per la mancata depurazione delle acque di scarico di € 265.000.000 (ben € 724.000 al giorno), una cifra da capogiro. Senza contare l’impatto ambientale di una situazione del genere. (vedi infografica statica 2)

A questo punto sorge spontanea una domanda: è davvero così difficile risolvere tutto ciò? Esistono miliardi di modi in cui si potrebbero riutilizzare le acque reflue purificate: dall’irrigazione all’uso industriale o domestico. Il problema è che, per fare ciò, servono delle strutture adatte a svolgere questo specifico compito.

Fortunatamente la nostra regione si è attrezzata di alcuni di questi impianti, anche se ad oggi sono davvero pochissimi (vedi infografica dinamica 1).

In particolare, un esempio virtuoso è senza dubbio quello di Gibellina. La città, ripresasi dal terremoto del 1968, è stata una delle prime a dotarsi di un impianto di riutilizzo delle acque reflue per l’irrigazione del verde pubblico. Senza dubbio un modello per i comuni della Sicilia intera.

Ma esiste, concretamente, una possibilità che le altre città dell’isola si adeguino e, sulla scia di Gibellina, costruiscano il loro impianto?

In realtà ciò non sarebbe solamente plausibile, ma anche estremamente vantaggioso; sia per l’ambiente, ma soprattutto per la loro stessa economia.

La costruzione di una struttura del genere, infatti, porterebbe ad un azzeramento delle sanzioni sopracitate, le quali, ricordiamolo, gravano tutt’ora sulle tasche dei cittadini. Inoltre si risparmierebbe sul costo dell’approvvigionamento idrico necessario per l’irrigazione del verde pubblico. Il trasporto dell’acqua mediante acquedotto o autobotte comporta una spesa, rispettivamente, di € 64.000 e di € 200.000, mentre l’uso di un impianto d’irrigazione permette di ottenere una spesa di soli € 16.200 (vedi infografica statica 3). Senza dubbio un gran guadagno!

Oggi però, alcuni amministratori locali della nostra regione sono contrari alla messa in funzione di questo tipo di strutture perché più costose, nel breve periodo, per i cittadini. Ciò li porta a evitare il loro utilizzo per paura di perdere consensi. Purtroppo questa mancanza di programmazione politica di medio e lungo periodo concentrata solo sul vantaggio immediato delle scelte porta a ragionare solo sul breve termine. In realtà, i veri miglioramenti si noterebbero soprattutto nel lungo periodo. I costi di mantenimento di questi impianti si aggirano intorno a € 35/40.000 all’anno. Questa cifra, sommata alla spesa necessaria a mantenere le strutture operative (€ 350.000/400.000 annui) risulta, comunque, di gran lunga inferiore all’ammontare delle sanzioni dell’Unione Europea (vedi infografica dinamica 2). Abbiamo, quindi, solo da guadagnarci.

Chiariti questi dubbi, è comunque importantissimo sottolineare come non è solo compito degli amministratori occuparsi di queste tematiche, ma è necessario che i primi a mettersi in gioco sia la collettività. Noi, cittadini europei, ma ancor prima abitanti di questa splendida isola. Noi, che ogni anno andiamo a farci il bagno in uno dei mari più belli d’Europa, che ogni giorno sfruttiamo le risorse idriche che questa meravigliosa terra ci offre. In un mondo in cui i presidenti di alcuni stati negano l’esistenza del cambiamento climatico, continuando a devastare preziosi ecosistemi, tutti i cittadini, giovani e meno giovani, devono prendere parte in prima persona al miglioramento dell’ambiente e a quel “capacity building” (sviluppo delle capacità nello sfruttare le risorse comunitarie) che la stessa Europa si è posta come obiettivo. È questo, quindi, il messaggio che il nostro team vuole trasmettere alla comunità: se vogliamo cambiare le cose, lo dobbiamo fare insieme!