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Articolo di Data Journalism

Scavare nel nostro passato per portare alla luce il futuro

Il sito archeologico di San Miceli rappresenta un bene di grande rilievo in quanto unica testimonianza di Basilica Paleocristiana della Sicilia occidentale. Il sito, poco conosciuto anche dagli stessi cittadini del territorio di Salemi, è situato in una zona agricola limitrofa al “Paese nuovo”. La sua scoperta è avvenuta per caso nel 1893, anno in cui A. Salinas, in un terreno privato, scopre la presenza di antichi mosaici.

Grazie all’intervento di Salinas fu possibile rinvenire una serie di mosaici appartenenti ad una piccola basilica, insieme ad altre strutture e ad una serie di tombe. Le sue ricerche portarono alla luce tre strati di mosaici rispondenti a tre pavimenti musivi di epoche diverse. Lo strato intermedio viene fatto risalire al V sec. d.C. (lo testimoniano le iscrizioni in greco tipiche di quel periodo), mentre la pavimentazione della fase più recente viene collocata nel VI sec. d.C.; infatti sono state ritrovate iscrizioni in latino il cui uso era frequente in quest’epoca. Dagli scavi risulta che la Basilica era di modeste dimensioni, in tre navate separate, probabilmente, da pilastri o colonne che sono state completamente distrutte. La singolarità di questa Basilica è proprio dovuta a questo schema a tre navate, dal momento che, nella Sicilia Occidentale, non ci sono schemi architettonici simili risalenti al IV sec. d.C., data a cui è riferita la prima costruzione dell’edificio. All’interno delle tombe (ne sono state esplorate 58 in tutto) sono stati ritrovati corredi preziosi come “fibulae”, orecchini d’oro, anelli, piastre d’oro, forme in vetro che sono conservate all’interno del Museo Archeologico di Salemi.

    Uno degli interventi più importanti relativi al sito è stato quello finanziato dal FESR, nell’ambito della programmazione 2007-2013 (POR CONV FESR SICILIA). Il progetto ha visto come soggetto programmatore, attuatore e beneficiario  la Regione Sicilia e si è proposto di valorizzare una risorsa culturale per incrementare, soprattutto, la presenza turistica nel nostro territorio. I dati tecnici e contabili più importanti, relativi al progetto, sono stati reperiti sul sito www.opencoesione.gov .  

Il finanziamento è stato solo di natura pubblica, erogato attraverso i Fondi dell’Unione Europea  e, seppur in minima parte, ha visto la partecipazione finanziaria della Regione Sicilia e dello Stato, per un costo pubblico di € 497.206,86. La conclusione del progetto è avvenuta il 03/11/2010.  L’88% della cifra è stata erogata nel 2009 (€ 437.835,18), mentre nel 2016 si è arrivati al 99% con l’erogazione di € 495.010,33.

L’obiettivo della nostra ricerca non si limita, comunque, ad una semplice analisi di dati.

Il sito non è molto conosciuto e non garantisce un’apertura regolare per le visite, perché non c’è personale addetto, né una biglietteria, quindi abbiamo cercato di capirne le motivazioni, anche con l’obiettivo di incrementare l’afflusso turistico attraverso la diffusione capillare di informazioni relative al sito. Questo, non solo potrebbe dare visibilità al territorio ma potrebbe anche rappresentare una risorsa economica per lo stesso.  La visita al sito, allo stato attuale, è possibile grazie al “Gruppo archeologico XAIPE”, di Salemi, che offre gratuitamente la possibilità di visitare il sito con l’ausilio di una guida.

Con l’obiettivo di comprendere quale fosse l’effettiva conoscenza di questo sito, le impressioni dei visitatori e le sue potenzialità, anche in termini economici e turistici, è stato elaborato un questionario e, successivamente, è stato somministrato sui “social” (vedi infografica dinamica 1).  Le informazioni ricavate sono assai interessanti. Intanto, cosa che avevamo già percepito, solo un terzo degli intervistati lo conosce e, prevalentemente, questa conoscenza è dovuta all’attività delle scuole del territorio. Riguardo ai servizi al sito, il principale problema sembra essere legato alla mancanza di un’adeguata segnaletica esterna che consenta un facile accesso al luogo degli scavi. Inoltre, si rileva che non è molto curato il servizio di pulizia dell’area visitabile. Gli intervistati si dichiarano, in massima parte, soddisfatti dell’esperienza e consiglierebbero ad altri la visita all’area archeologica. Quasi tutti gli intervistati (95,88%) concordano con la nostra idea che un maggiore afflusso turistico si potrebbe tradurre in opportunità economica per il territorio.  

Le informazioni raccolte in questa fase se, da un lato, hanno risposto alle domande iniziali, dall’altro hanno fatto nascere l’esigenza di rivolgerci alle Istituzioni pubbliche e a studiosi locali per reperire ulteriori informazioni che potrebbero aiutarci a raggiungere pienamente i nostri obiettivi. Inoltre, poiché è in atto un finanziamento privato da parte della “Andrews University”  (U.S.A.),  sarà interessante approfondire le motivazioni che hanno spinto il prof. R. Younker  ad effettuare ulteriori scavi e ricerche e capire perché non ci sono stati ulteriori finanziamenti pubblici.