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Politiche di Coesione nelle scuole italiane

Articolo di Data Journalism

Per il bene di tutti

Strada statale 106 jonica. Crotone. Un processo di industrializzazione fallito. Povertà e ingiustizia sociale. A 19 Km di distanza, Isola di Capo Rizzuto.  Una lunga fila di migranti costeggia la strada nei pressi del Cara, uno dei più grandi d’Europa. Hanno zaini e buste. Vanno in cerca di fortuna e lavoro in una terra bellissima divenuta una discarica dei diritti. In questo territorio, nel ciclo di programmazione 2014-2020, gli investimenti sono stati pari a 56.7 milioni di euro (inf.stat.fig 1), eppure solo il 3% dei progetti è stato concluso (inf.stat.fig 2). Qui, secondo gli atti giudiziari, l’hanno fatta sempre da padrone gli Arena.  La ‘ndrangheta è ovunque. E’ l'occhio che ti guarda da dietro la finestra, è un para Stato più facile da raggiungere dello Stato stesso. Eppure la progettazione, nell’ambito dell’inclusione sociale, si attesta solo all’1% (inf.stat. fig.3). Secondo quanto riportato da Transcrime nel 2013, vaste aree del Meridione d’Italia sono frenate nello sviluppo dalla negativa influenza esercitata dal dispiegarsi delle mafie, come accade ad Isola. Tutto questo condiziona sia i cittadini, sia le imprese, impedendo il conseguimento di una migliore qualità della vita e rallentando la crescita delle attività produttive legali. Secondo le stime dell’Istat, nel 2019 le attività illegali rappresentavano l’1,1 per cento del PIL. Secondo le elaborazioni di Transcrime, le attività illegali considerate dall’Istat rappresenterebbero circa la metà dei ricavi ottenuti dal complesso delle attività illegali. Si può quindi ragionevolmente affermare che il complesso di tali attività rappresenti oltre il 2 per cento del PIL. Nel  frattempo, la Calabria, col 20.8%, è tra le regioni che registra i valori di povertà relativa più elevati (ISTAT 16 Giugno 2021), a dimostrazione che attraverso i fondi di coesione non si è  riusciti in questi territori a migliorare le condizioni di vita delle persone, come testimoniano i valori relativi all’indice multidimensionale di povertà.Tra il 2015 e il 2019 (Banca It.2021) sono stati sottratti alle mafie 32 miliardi di euro. Di questi, 20 miliardi è il valore di beni mobili e immobili sequestrati per effetto delle azioni di contrasto preventive e per i procedimenti giudiziari. Vale invece 11,7 miliardi il totale dei beni definitivamente confiscati.  17.753 il numero dei beni immobili destinati (infog.dinam, fig. 4). L’81% dei beni è stato destinato agli Enti territoriali, il 13% è stato mantenuto al patrimonio dello Stato mentre il 4% è stato venduto e il 2% reintegrato nel patrimonio di società confiscate. Tutto questo dimostra come i beni confiscati alle mafie siano un atto di giustizia ma anche uno strumento di economia e di lavoro onesto.

Il progetto monitorato, “Dalla buona terra alla buona tavola”, favorisce, proprio attraverso il recupero dei patrimoni confiscati, l’inclusione sociale. Tutto il complesso si inserisce in un unicum di particolare pregio paesaggistico e storico destinato a divenire un vero e proprio Parco agro-ambientale fruibile da turisti, scolaresche e cittadini (immag. Report). Il costo pubblico del progetto è pari a 570.000 euro (inf.stat.fig.4) e prevede la realizzazione di un centro di degustazione dei prodotti tipici e Laboratorio di cucina sociale a “km0” attraverso la ristrutturazione di una antica casa rurale, confiscata al clan degli Arena. La Provincia di Crotone è caratterizzata storicamente da una capillare presenza mafiosa (infog. Stat.fig. 5). Dopo la guerra di mafia che si è sviluppata dal 2000 al 2006, secondo quanto emerge dalle inchieste, qui la ‘ndrangheta ha potuto accumulare enormi profitti ed infiltrarsi completamente nel tessuto sociale ed economico del territorio. Ecco perché questo progetto, che si integra nella più generale strategia di recupero e riutilizzo dei numerosi beni immobili confiscati presenti sul territorio comunale (infogr. Dinam. Fig. 1-2), mette al centro la possibilità di coinvolgere proprio i giovani nella realizzazione di attività sui beni confiscati, che testimoniano la capacità dello Stato non solo di contrastare la ragion d'essere dei poteri criminali (inf.din. fig.3), quella di accumulare ricchezze, ma di trasformare una condizione di illegalità in una opportunità di crescita sociale ed economica.

Ecco perché è grave, in questo contesto, che un progetto la cui fine era prevista a dicembre 2021, non sia ancora stato portato a termine. Il potere delle mafie è un potere immediato basato sull’ossequio alle regole di casta e sul clientelismo, aspetti che caratterizzano una società fatta di oppressori e oppressi come la nostra. Restituire un bene confiscato alla comunità significa allora ridare dignità a persone e territori. Farlo nei tempi giusti è una sfida aperta per lo Stato per dire che la lotta alla mafia non è una delle priorità, ma la priorità. Per il bene di tutti.