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Open Data, Monitoraggio Civico,

Politiche di Coesione nelle scuole italiane

Articolo di Data Journalism

I DATI A PORTATA DI MANO

Nella seconda parte del nostro lavoro di monitoraggio civico, il nostro team ha cercato di coniugare i numeri catalogati in righe e colonne con l’inarrestabile processo socio-culturale a cui il nostro Paese è stato sottoposto negli ultimi anni. Il progetto da noi scelto riguarda il servizio ADI, un servizio socio-sanitario che aiuta migliaia di persone gravemente malate ogni anno. Il compito da noi intrapreso è stato quello di comprendere come dal punto di vista economico e demografico sia cresciuto o decresciuto l’andamento dell’utilizzo di questo servizio. 

Dopo aver effettuato una ricerca sul progetto sul sito di OpenCoesione, abbiamo verificato che sono stati finanziati per il programma di azione per il nostro territorio di Licata €576.164,80 e che i pagamenti sono stati scaglionati negli anni 2019 (0,21%), 2020 (31,7%) e 2021 (68%). Dai siti dei ministeri della Salute e delle Finanze si evince che in una Legge di Bilancio di circa 30 miliardi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), solo 100 milioni (lo 0,38%) andranno ai servizi di assistenza per gli anziani non autosufficienti, quindi anche al servizio ADI. In realtà 100 milioni sono pochi rispetto ai 300 chiesti dal Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza. Attraverso il sito dell’Istat siamo riusciti a ricreare l’andamento dell’uso di questo servizio socio-sanitario, ma siamo riusciti a tracciare un percorso ben definito e dettagliato solo degli anni che vanno dal 2001 al 2012. Tenendo conto dei dati, abbiamo analizzato l’evoluzione della percentuale di popolazione per regione che nel corso di questi 11 anni ha utilizzato il servizio di assistenza. Da tale analisi è emerso che la Lombardia influisce maggiormente nel conteggio totale dei pazienti ADI di ogni anno con un numero che varia dai 39.076 del 2001 ai 84.194 del 2010. Per ricavare la percentuale di persone per ogni regione che ha beneficiato di ADI, abbiamo fatto riferimento all’ultimo anno di cui disponiamo di dettagliate informazioni, cioè il 2012. Allora, in relazione alla sua popolazione di 883.215, l’Umbria deteneva una percentuale di 1,86% di pazienti non autosufficienti (il risultato più elevato dell’intero studio);  seguivano poi il Friuli Venezia Giulia (1,50%), l’Abruzzo, il Veneto e la Basilicata con una percentuale di 1,1% ,fino ad arrivare alla Valle d’Aosta che con il suo 0,1% si presentava come la regione in cui si sono registrati meno pazienti con necessità di assistenze sanitarie domiciliari. La Sicilia si attestava al terzo posto, insieme alla Lombardia, alle Marche, alla Liguria e alla Calabria con l’1% della popolazione che necessitava del servizio. Relativamente al dato della regione siciliana, si evince che circa il 63% dei pazienti erano donne che superavano i 65 anni di età. Il nostro lavoro di ricerca si è soffermato poi sul numero di assistiti nelle singole province siciliane, da cui è emerso che nel palermitano avevamo nel 2012 un maggior numero di servizi ADI attivi, ben 13 con un numero di pazienti pari a 11.364, in confronto al ragusano con solo 3 servizi attivi e 3.349 assistiti. 

Uno studio più recente, condotto nel 2016, mostra una crescita esponenziale di pazienti over 65 non autosufficienti, con un numero di ore in crescita in base al numero della popolazione regionale. L’Emilia Romagna, per esempio nel 2016 si attestava al primo posto per il numero di ore totali erogate a over65 (1.711.907), la Valle d’Aosta contava invece 4,651 ore totali per l’assistenza dei pazienti ADI. Nel 2018 l’indagine di Italia Longeva ha fatto il punto su alcune tendenze evolutive nazionali, da cui emerge:

  • il costante aumento della numerosità dei casi presi in carico nelle cure domiciliari vere e proprie (+41% tra il 2014 e il 2017);
  • la costante crescita del numero di anziani assistiti a domicilio in termini assoluti;
  • la crescente diffusione di questo servizio rispetto alla popolazione anziana (si passa dall’1,8% del 2014 al 3,2% del 2017).

L’Italia è il secondo Paese più “vecchio” al mondo, con circa il 23% della popolazione di età superiore ai 65 anni, dunque la richiesta di assistenza e di supporto socio-sanitario crescono di anno in anno, come abbiamo potuto constatare dalle ricerche effettuate. Tuttavia, nonostante il fenomeno sia in costante crescita, le istituzioni non forniscono un adeguato sostegno economico e la mancanza di un giusto stanziamento di fondi non assicura a persone, con gravi disabilità, di poter usufruire di un loro preciso diritto garantito dalla Costituzione: la salute. Il nostro studio ha portato alla luce un grave problema di mancanza di fondi; secondo le 51 associazioni che fanno parte del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza questo “è un passo indietro rispetto agli annunci e alle aperture politiche promesse. Gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie sono usciti dall’agenda politica nazionale”.