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Politiche di Coesione nelle scuole italiane

Raccontare la ricerca di dati e informazioni

Storia

Al progetto scelto è stato attribuito il nome “Scarpette rosse” come simbolo contro la violenza sulle donne e domestica. Il titolo scelto si rifà a un progetto che ha trasmesso un forte sentimento di realtà, di dolore ma anche di forza, ed è stato quello lanciato dalla messicana Elina Chauvet, la quale ha creato un metodo per denunciare e urlare al mondo l’orrore che il femminicidio compie quasi quotidianamente. Si tratta di “Zapatos Rojas” (Scarpe Rosse), ovvero una distesa di scarpe rigorosamente rosse che identificano il numero delle violenze, delle morti e dei maltrattamenti che le Donne hanno subito nella loro vita. Ogni paio di scarpe rappresenta una storia di paura ma, ancor di più, caratterizza l’enorme forza di volontà di voler combattere tutta questa paura e questo dolore per far sì che questo orrendo fenomeno sia definitivamente sconfitto. Tantissime piazze italiane, sul prototipo del progetto lanciato da Elina Chauvet, sono state gremite da scarpe rosse in simbolo delle vittime, un modo per ricordarle e ricordare a tutti che non si può restare inermi dinnanzi ad un avvenimento così grave. Il colore rosso è stato scelto in quanto simbolo dell’amore, della passione che si trasforma in male ed in violenza, simbolo della possessione morbosa che diventa una trappola mortale e simbolo della femminilità che purtroppo, oggi, troppe volte viene violata. Infatti  Abbiamo scelto questo progetto perché il sesso femminile ha da sempre subito discriminazione ed ha dovuto lottare per ottenere i propri diritti. Fin a non molti anni fa  l’uomo uccideva la donna per gelosia e il “femminicidio” era giustificato ed esso poteva contare sul movente “dell’onore “ e ancora oggi si parla di “delitto passionale”. E’ proprio per questo che abbiamo scelto questo tema che è purtroppo ancora molto diffuso e ogni giorno sentiamo notizie su stupri di giovani ragazze, omicidi di donne… 

Il nostro obiettivo è dunque quello di divulgare ogni singola informazione a più persone possibili, affinché riflettano su questa problematica ma è anche molto importante dare spazio a queste donne affinché raccontino le loro esperienze per aiutarle in tempo ed evitare spiacevoli inconvenienti come omicidi. Sono molte le donne che non si rivolgono ad un centro antiviolenza e molte donne non sanno a chi si devono rivolgere per cercare aiuto. Noi analizzeremo sia i fondi che sono stati utilizzati per queste residenze sia il motivo per cui le donne non si rivolgano immediatamente a un centro specializzato. Grazie attraverso le ricerche è stato possibile individuare dei dati che ci permettono di comprendere al meglio ciò di cui stiamo parlando; dalle ricerche sono emersi che: IL 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita di cui il 5,4% le forme più gravi come lo stupro e il tentato stupro. Le violenze sessuali più diffuse sono le molestie fisiche, cioè l’essere toccate, abbracciate o baciate contro la propria volontàà (15,6%), i rapporti indesiderati vissuti come violenze (4,7%), gli stupri (3%) e i tentati stupri (3,5%). A violentare sono estranei, parenti, amici, ma nella grande maggioranza partner o ex partner. Infatti le donne che hanno subito violenza da parte dei loro compagni o ex compagni sono il 13,6%. Il 62,7% degli stupri e anche la maggior parte delle violenze fisiche sono stati commessi dai partner. Oltre alla violenza fisica o sessuale le donne con un partner subiscono anche violenza psicologica ed economica, cioè comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, controllo e intimidazione, nonchéé di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilitàà economiche o della famiglia. 

Nel confronto con i cinque anni precedenti al 2006 si colgono importanti segnali di miglioramento: diminuiscono la violenza fisica e sessuale da parte dei partner attuali e da parte degli ex partner, e cala pure la violenza sessuale. Nel 2014 sono il 26,4% le donne che hanno subito violenza psicologica ed economica dal partner attuale e il 46,1% da parte di un ex partner. Inoltre dai dati emerge che le vittime spesso non sanno dove cercare aiuto e che molte donne non considerano la violenza subita come un reato, ma considerano l’atto come qualcosa che è accaduto e basta. Ad oggi sono ancora poche le donne, che si rivolgono a un centro antiviolenza o in generale un servizio specializzato, ma la cosa più preoccupante è che queste azioni sarebbero davvero essenziali per aiutare la donna a uscire dalla violenza. Attraverso le ricerche sono inoltre emersi i motivi per cui alcune donne decidono di non chiedere aiuto, ad esempio: la paura del giudizio, da parte dei familiari; la paura della persona violenta; oppure le difficoltà di affrontare l’iter di una denuncia e le conseguenze pratiche. In Sicilia sono presenti 11 case rifugio al servizio delle donne vittime di violenza: quasi il 5% delle 232 complessivamente rilevate a livello nazionale. Secondo i dati contenuti all’interno della prima indagine sui servizi offerti dalle case rifugio alle donne vittime di violenza, i posti letto attivati nelle case rifugio siciliane ammontano mediamente a quota 11,3. La totalità delle strutture siciliane rispondenti garantisce la reperibilitàà H24, dispone di locali in cui svolgere colloqui e consulenze nel rispetto della privacy e dispone di un proprio regolamento interno. Mentre quattro strutture su sei mettono a disposizione un servizio di linea telefonica per gli operatori della rete. Quattro delle sei case rifugio hanno organizzato corsi di formazione e aggiornamento rivolti al personale. Approccio di genere, diritti umani delle donne, accoglienza di donne migranti, accoglienza di donne con disabilitàà sono state le tematiche affrontate durante i corsi di formazione. Nel dettaglio, per il finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio nell’Isola sono stato stanziati 1,9 milioni di euro, circa il 10% delle risorse stanziate in Italia. La nostra regione assorbe il terzo ammontare più sostenuto a livello nazionale: somme più consistenti sono andate alla Lombardia e alla Campania. Gli interventi da porre in atto grazie ai finanziamenti dovranno tendere al rafforzamento della rete dei servizi pubblici e privati attraverso azioni di prevenzione, assistenza, sostegno e accompagnamento delle donne vittime di violenza; interventi per il sostegno abitativo, il reinserimento lavorativo e più in generale per l’affiancamento nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza e azioni di informazioni, comunicazione e formazione. Il nostro logo rappresenta una casa e all’interno la scritta “Home”. Abbiamo creato questo luogo, perché rappresenta perfettamente il nostro progetto, la casa simboleggia le residenze date alle donne vittime di violenza e nella scritta “Home” la lettere m è rappresentata da due scarpe rosse, che riprendono il titolo del nostro progetto ed è uno dei simboli della violenza contro le donne. Ma