28 Novembre 2019
La nostalgia d'estate domina le menti di tutti gli studenti in questo periodo dell'anno. Che cosa succede quando quel meraviglioso infinito azzurro si trasforma in un mare di plastica?
Se i pesci potessero parlare, cosa ci direbbero?
I cambiamenti nel nostro ecosistema sono oramai chiari a tutti e mentre scriviamo quest’articolo, ne esperiamo gli effetti sulla nostra terra, i nostri mari, la nostra aria e sulla nostra pelle.
Il diritto alla natura ci sta venendo pian piano sottratto da politici e aziende che non compiacciono ai vari ordinamenti.
In questo clima d’incertezza verso il nostro futuro e quello della madre terra, ci sentiamo più che mai chiamati in causa ad agire per la preservazione della natura stessa e uno sviluppo ecosostenibile.
Una volta introdotti al mondo di open coesione abbiamo subito pensato di volere essere di aiuto allo sviluppo di soluzioni ai vari problemi portati dall’inquinamento e dal cambiamento climatico.
Queste motivazioni ci hanno spinto a scegliere di monitorare un progetto che se portato a termine in una maniera corretta porterebbe benessere all’umanità come collettivo e non solo alla nostra comunità perché il problema dell’inquinamento riguarda tutti allo stesso modo e lo sviluppo di soluzioni del genere andrebbe a beneficiare l’intero genere umano.
Il progetto in particolare, chiamato SIRIMAP, mira alla realizzazione di un nuovo sistema di ricerca, recupero e successivo riciclo di macro e micro plastiche all’interno dei nostri mari.
Il progetto sarà realizzato tramite l’uso di satelliti i quali adoperando algoritmi di ultima generazione saranno in grado di rilevare la plastica che sarà poi recuperata da piattaforme remote e di prossimità, da questa definizione deriva il nome dei nostri team: algoritmo futuro.
Anche il nostro logo prende spunto da questa filosofia: un occhio, simbolo del monitoraggio, che osserva il mare con sopra il simbolo del riciclaggio e come sfondo le stelle della bandiera europea simbolo del lavoro e dei fondi forniti dalla comunità europea per la risoluzione del problema ambientale.
Prima di iniziare a lavorare abbiamo eletto due manager che aiutano i vari team a collaborare al fine di creare un lavoro armonioso sotto la guida attenta della professoressa coordinatrice.
I gruppi sono tanti con varie funzioni differenti, ad esempio abbiamo i social media che si occupano di far conoscere al pubblico il nostro intento tramite io tube, instagram, facebook.
Poi abbiamo gli story tele e i blogger che si occupano di documentare quello su cui abbiamo lavorato; creando degli elaborati che verranno successivamente inseriti sulla piattaforma.
Po abbiamo gli analisti che raccolgono dati e informazioni sul progetto che verranno poi dopo selezionate e trascritte dai coder.
Infine c’è il gruppo dei designer che hanno creato il logo del nostro progetto e aiutano i blogger a montare e modificare i video.
Il primo passo del nostro lavoro è stato aiutare gli analisti a cercare informazioni sul progetto, sull’inquinamento nei mari e alcune possibili soluzioni al problema.
Grazie a queste informazioni tutti gli altri gruppi hanno poi avuto materiale su cui poter lavorare tutti insieme in classe, gli story teller e gli analisti aiutati dai coder hanno iniziato a scrivere gli articoli che sono stati poi messi sul porta a scuola di Open coesione, i designer hanno creato il logo e i social media manager hanno postato immagini e video sui vari social.
Poi abbiamo gli story teller e i blogger che si occupano di documentare quello su cui abbiamo lavorato; creando degli elaborati che verranno successivamente inseriti sulla piattaforma.
Andando avanti abbiamo gli analisti che raccolgono dati e informazioni sul progetto che verranno poi dopo selezionate e trascritte dai coder.
Infine c’è il gruppo dei designer che hanno creato il logo del nostro progetto e aiutano i blogger a montare e modificare i video.
In classe inizialmente ci siamo organizzati sul come dividere i vari compiti per ottimizzare i tempi di lavoro,
Gli analisti hanno cercato a casa informazioni sul progetto, sull’inquinamento nei mari e alcune possibili soluzioni al problema.
Grazie a queste informazioni tutti gli altri gruppi hanno avuto materiale su cui poter lavorare tutti insieme in classe, gli story teller e gli analisti aiutati dai coder hanno iniziato a scrivere gli articoli che sono stati poi messi su Open coesione, i designer hanno creato il logo e i social media hanno postato immagini e video sui vari social.
Una volta che un gruppo aveva finito un elaborato lo mostrava alla classe che esprimeva le proprie opinioni e dava delle idee su come poterlo migliorare.
Una volta che un gruppo aveva finito un elaborato lo mostrava alla classe che esprimeva le proprie opinioni e dava delle idee su come poterlo migliorare.
Data l’importanza della materia trattata e della necessita di informazioni qui sono riportate le più importanti:
Lo scopo del SIRIMAP è la tutela del Mar Mediterraneo, recentemente identificato come una regione di accumulo di detriti in plastica, il progetto è iniziato il 05/12/2018 e La fine è prevista per il 01/01/2021.
La plastica rappresenta il 95% dei rifiuti in mare aperto, sui fondali e sulle spiagge del Mediterraneo. L’Europa, il secondo maggiore produttore di plastica al mondo dopo la Cina, riversa in mare ogni anno tra le 150 e le 500 mila tonnellate di macroclastiche e tra le 70 e 130 mila tonnellate di microplastiche.
I grandi pezzi di plastica feriscono, strangolano e causano spesso la morte di animali, incluse specie protette e a rischio ma sono le microplastiche, frammenti più piccoli e insidiosi, a raggiungere nel Mediterraneo concentrazioni record quasi 4 volte superiori a quelle registrate nell’ “isola di plastica” del Pacifico settentrionale.
Oltre a danneggiare l’ambiente, l’inquinamento da plastica provoca danni economici ad attività come il turismo e la pesca.
L’impatto sul settore della pesca in Europa è stimato intorno ai 61,7 milioni di euro l’anno, in termini di riduzione delle catture e di danni alle imbarcazioni e agli attrezzi, oltre al fatto che spiagge inquinate e sporche scoraggiano il turismo, determinando un’importante perdita di posti di lavoro nel settore.
Stime recenti inoltre riportano come oggi siano presenti più di 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani del mondo.
Senza un’efficace inversione di rotta, entro il 2025 gli oceani conterranno 1 tonnellata di plastica ogni 3 tonnellate di pesce ed entro il 2050 ci sarà, in peso, più plastica che pesce. Questi dati sono sconvolgenti e ci fanno comprendere quanto sia grande il rischio che stiamo correndo e senza un immediato cambiamento questi dati che al momento sono solo previsioni potrebbero bene diventare tristemente reali.
Le soluzioni al problema sono varie ma si incentrano tutte su uno sviluppo ecosostenibile alla cui base c’è il riciclo ed il riutilizzo di materiali, al fine di rimanere sempre aggiornati su di esse programmeremo incontri con esperti del settore che ci aiuteranno a comprendere meglio e più approfonditamente le tecnologie impiegate.