Perché il lavoro è fondamentale per la reintegrazione in società delle donne vittime di violenza? Il progetto AVANTI, da noi preso in esame, punta sullo sviluppo delle competenze e sul miglioramento dell’occupabilità e si prefigge proprio l’obiettivo di dare una risposta a questo interrogativo, mediante la dimostrazione pratica che il lavoro che per tutti è una necessità, in questi casi è la vera svolta di vita verso la rinascita. Il lavoro rappresenta, quindi, uno strumento fondamentale per ridefinire percorsi autonomi di vita che permettano alle donne di svincolarsi da condizioni di ricatto e dipendenza economica e di fuoriuscire così dal ciclo della violenza. Esso rappresenta un’area importante di quel processo di crescita basato sull'incremento della stima di sé, dell'autoefficacia e dell'autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare le interessate ad appropriarsi consapevolmente del loro potenziale. Tale processo è noto come empowerment e costituisce una risorsa concreta e pratica per rimettersi in gioco in una nuova fase della propria vita. In Campania sono stati ammessi a finanziamento ben 39 progetti a supporto delle donne vittime di violenza, con un costo pubblico per ogni progetto pari a 64.000,00€ o a 60.000,00€. Per quanto concerne progetto esaminato da noi, il costo pubblico è pari a 64.000,00 € di cui 48.000,00 € provengono dall’Unione Europea e 16.000,00 € da un fondo di rotazione. A tale progetto poteva aderire un numero massimo di 20 donne, impegnate in un nuovo percorso di uscita, non occupate o economicamente indipendenti, individuate tra le utenti prese in carico dal centro antiviolenza, tra le utenti raggiunte da azioni di informazione sull’iniziativa, residenti e non, nell’Ambito C05. Per partecipare era necessario compilare il modulo di adesione disponibile nel mese di giugno 2019. In seguito si è proceduto con l'attivazione dei tirocini in favore di 5 donne, selezionate a seguito di un percorso formativo della durata di 90 ore che si è tenuto presso l’agenzia formativa “Giovani per l’Europa”, con sede nel comune di Marcianise. Il corso di formazione ha favorito nelle partecipanti l’acquisizione di competenze concretamente spendibili per la creazione di percorsi lavorativi (competenze relazionali, prosociali, amministrative e organizzative aziendali). In caso di adesioni superiori a 20, si sarebbe valutato il numero di minori a carico e l’età più giovane; in caso di candidature inferiori a 5, si sarebbero prorogati i termini per l’acquisizione delle manifestazioni di interesse. Così 5 donne hanno potuto accedere al tirocinio formativo di 12 mesi presso aziende del territorio, con una borsa mensile di 400,00€. I requisiti fondamentali erano: frequenza al corso di formazione almeno per il 70% delle ore, esito dei colloqui motivazionali, condizioni socio-economiche, eventuali competenze/esperienze pregresse in uno degli ambiti di lavoro delle aziende disponibili ad ospitare i tirocini formativi, il cui avvio era previsto entro il mese di aprile 2020. I dati concernenti la violenza sulle donne in Italia sono preoccupanti: dal dicembre 2017 sono attivi 281 centri antiviolenza cui si sono rivolte 43.467 donne, di cui il 67,2% ha iniziato un percorso di uscita dalla violenza e di queste, il 63,7% ha figli, nella maggioranza dei casi, minorenni. Il 20% delle donne ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% stupro e tentato stupro. Il 13% delle donne ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner mentre il 24% delle donne da parte di uomini non partner. Tra le donne che hanno subìto violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche (15,6%), i rapporti indesiderati (4,7%), gli stupri (3%) e i tentati stupri (3,5%). La tipologia di violenza più frequente è quella psicologica (24%), seguita dalla violenza fisica (23%). I casi di violenza fisica e psicologica sulle donne, nei due mesi dell'emergenza dettata dalla pandemia Covid-19 sono aumentati e gli autori della violenza, quasi sempre domestica, sono, nel 40% dei casi, i mariti. Il picco dei casi di violenza si registra nel Mezzogiorno (67,8%), in particolare in Campania (71,6%) e in Sicilia mentre i casi sono meno diffusi al Nord-est (52,6%), con il minimo in Friuli Venezia Giulia (49,2%). La Campania e la Lombardia ospitano quasi il 30% del totale dei centri antiviolenza presenti in Italia; nel 2018 le donne che si sono rivolte ai centri anti-violenza in Campania sono state 1258 di cui il 30,7% dei casi era costituito da disoccupate. In piena emergenza corona virus, le richieste d'aiuto delle donne ai centri anti-violenza sono aumentate del 75% rispetto all'anno precedente, infatti la cooperativa Spazio donna che ha collaborato con il distretto C05 per quanto concerne il nostro progetto, ha registrato 59 nuove segnalazione di cui 47 giunte durante il periodo di maggiori restrizioni.