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Articolo di Data Journalism

La Casa della Salute di Bosa: dal potenziamento alla carenza dei servizi sanitari?

Noi ragazzi del gruppo Task-Force BO.SA.NA, appartenenti al Liceo G.A. Pischedda di Bosa, in collaborazione con gli esperti della APS Propositivo di Macomer, siamo stati invitati a prender parte al progetto di Opencoesione con l’obiettivo di vivere appieno la cittadinanza e renderci utili, nel nostro piccolo, per la nostra società, condividendo la nostra umanità. Inizialmente ci sono stati proposti diversi progetti, tra i quali ci ha colpito maggiormente quello riguardante la Casa della Salute di Bosa.

Con l’esplosione della pandemia di Covid-19 nel 2020, il tema della salute è diventato il perno del dibattito pubblico e della vita quotidiana a livello globale. Questa situazione riguarda anche la Sardegna dove, nonostante la zona bianca appena ottenuta, la condizione è critica. Eppure, guardando all’ultimo decennio, sono stati numerosi gli annunci di progetti finanziati per il potenziamento dei servizi, come nel caso delle Case della Salute di Bosa. Introdotte con la riforma sanitaria regionale (L. 3/2009) e finanziate poi due anni dopo (D.G.R. 42/3) con i fondi europei del POR FESR 2007/13, tali strutture dovevano garantire l'organizzazione di un ambulatorio H24, portando gli operatori delle cure primarie (medici di famiglia) a lavorare in collaborazione con gli altri professionisti. Tra i fondi stanziati nel 2011 vi erano anche quelli per la realizzazione della Casa della Salute nel Comune di Bosa, con l’intento di costruire infrastrutture volte a favorire l’equità di accesso dei soggetti più fragili (bambini e anziani), il potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata, la de-ospedalizzazione e il potenziamento della rete di assistenza territoriale. Ciò che ci ha incuriosito è conoscere come questo denaro è stato investito. Dai dati che ci sono stati forniti emerge che il progetto della Casa della Salute è stato programmato e attuato dalla ATS Sardegna nel biennio 2015-17, arrivando a spendere circa l’81% dei 1,2 milioni di € stanziati.

 

 

A partire da tali informazioni, la Task-force BO.SA.NA ha compiuto diverse ricerche attraverso i siti istituzionali per constatare che, a distanza di 3 anni dal completamento dell’opera, non è possibile verificare l’effettivo stato di funzionamento della Casa della Salute di Bosa. Dall’analisi delle notizie per mezzo stampa, sembra emergere come il progetto non abbia portato a una maggiore equità di accesso e al potenziamento dei servizi socio-sanitari. Al contrario, associazioni ed enti locali definiscono la sanità locale come “moribonda”, denunciando il progressivo smantellamento dei servizi ospedalieri e territoriali. E’ il caso della rete di assistenza per i diabetici, dalla quale emerge la grande mancanza di personale e di strutture in relazione al numero di pazienti e di richieste, ridimensionamento che però riguarda anche il pronto soccorso e altri reparti.

Dai dati ISTAT emerge infatti che quasi la metà della popolazione, sia a Bosa che nell’aria circostante della Planargia, ha più di 50 anni (grafico 1). Se a questo dato si lega il fatto che, secondo l’Atlante sanitario regionale, l’aspettativa di vita in Sardegna è molto alta (pari a 85,1 anni per le donne e di 80,6 anni per gli uomini, con valori sovrapponibili a quelli nazionali e tra i più elevati in Europa) ma per contro, la speranza di vita in buona salute è pari a 54,1 anni (inferiore al dato nazionale di 58,8 anni), con le malattie croniche sempre più diffuse (diabete, tumori, problemi cardiaci), è evidente come la domanda di servizi sanitari aumenterà costantemente nei prossimi anni.  

 

Dopo le criticità emerse dalla raccolta e analisi dei dati secondari, la Task-force BO.SA.NA ha deciso di integrare l’indagine interpellando direttamente gli attori protagonisti e in particolare: i dirigenti dell’ASL di Oristano e del Distretto della Planargia; i professionisti sanitari; il Sindaco di Bosa; i cittadini. Attività che troverà completamento con la produzione di un reportage fotografico e audio-visivo, attraverso cui il team punta a dare nuova consapevolezza alla popolazione sulla gravità della situazione e favorire il suo ingaggio nella definizione di possibili soluzioni per risolvere questi problemi prioritari. Per questo, attraverso la divulgazione attraverso canali web, radio, stampa e l’organizzazione di eventi pubblici dentro e fuori la scuola, il team cercherà di sensibilizzare i cittadini e istituzioni per l’avvio di percorsi di progettazione partecipativa che diano gambe a un vero cambiamento.