Una rivoluzione a metà: storia della raccolta differenziata a Castellammare di Stabia
Non è sempre vero che la raccolta differenziata dei rifiuti non funziona per colpa dell’”inciviltà” dei cittadini. Spesso è anche un problema di mancanza di organizzazione. Lo testimonia la storia un po’ travagliata della raccolta differenziata nella città di Castellammare di Stabia: praticamente ferma al 20% fino a metà del 2013, poi improvvisamente quasi triplicata tra il 2013 e il 2014 grazie ad un fondamentale cambiamento del modello di raccolta e poi di nuovo una parabola discendente dal 2015 a causa di problemi organizzativi. Ma procediamo con ordine e riviviamo la gestione dei rifiuti a Castellammare nell’ ultimo decennio.
2010-2012: una mancanza di strategia
Correva l’anno 2010, la gestione dei rifiuti a Castellammare è affidata alla Multiservizi, società controllata dal Comune. L’anno si chiude con una percentuale di differenziata di appena il 28%. Nel 2011 si registra addirittura un nuovo calo: 27,53%. Siamo lontanissimi dal limite minimo previsto per legge, ovvero il 65% di rifiuti differenziati. Tutto ciò non è dovuto solo ad una negligenza dei cittadini: manca infatti un vero e proprio piano strategico per i rifiuti.
2014: l’anno d’oro della raccolta differenziata a Castellammare
Finalmente verso la fine del 2012 viene redatto dalla Multiservizi il primo vero Piano per i Rifiuti della città (delibera di Giunta n.165 del 11/10/2012). Il Piano prevede l’eliminazione dei cassonetti stradali e l’introduzione del metodo del “porta a porta”. Il Piano è ambizioso ma costoso: prevede l’acquisto di nuovi mezzi, fornitura continua di kit di buste, assunzione di personale, strategia comunicativa per la città, etc. Un piano dal costo di circa 2,5 milioni di euro, da coprire con finanziamenti europei, regionali e soprattutto con il risparmio dovuto all’aumento della raccolta differenziata e diminuzione del secco in discarica. E a proposito di finanziamenti, arriva in aiuto della città un sostegno importante dalla Politiche di Coesione e dai Fondi Europei di Sviluppo Regionale 2007-2013: circa un milione di euro (CUP: E89G09000040002).
Gli effetti postivi di questo cambio organizzativo sono immediati: a maggio del 2013 viene attivato il “porta a porta” esteso a tutta la città e la R.D. vola: la media annuale finale è del 50% circa, quasi il doppio dell’anno precedente. Il 2014 si chiude addirittura con il record di sempre per la città: con quasi il 60% di differenziata, Castellammare di Stabia si pone ai primi posti della provincia di Napoli, la cui media totale invece è ancora del 43% (dati Osservatorio Regionale Rifiuti).
In questo periodo, come si evince dai dati dell’ISPRA catasto rifiuti, si registra anche in contemporanea una riduzione totale dei rifiuti prodotti: circa 28.000 kg all’anno. Pensare che appena pochi anni prima, nel 2010, erano circa 37000 kg/anno. Meno rifiuti totali e anche più differenziati: le linee dei due grafici si avvicinano. Possiamo affermare che i Fondi Europei furono ben spesi!
Dal 2015 ai giorni nostri: la parabola discendente
Il periodo d’oro purtroppo dura poco. La Multiservizi, a causa di vecchi debiti e costi interni troppo elevati, ha un bilancio con circa 10 milioni di euro di passivo, come si legge dalla delibera 17 del 14/02/2014 del Comune di Castellammare. Viene così dichiarata fallita dal Tribunale di Torre Annunziata con la sentenza n.13/2014. Da allora il servizio di raccolta dei rifiuti passa di società in società. Prima la ditta EGO ECO di Cassino (alle prese anche con vicende processuali per infiltrazioni camorristiche), poi la Buttol s.r.l di Sarno, poi la 2A Tecnology di Segrate (Mi), attualmente affidataria. I troppi cambi, i problemi amministrativi di queste varie società, la mancanza di un nuovo Piano Strategico per i rifiuti causano un calo netto della percentuale di Raccolta differenziata che nel 2017 scende al 48%.
Negli ultimi quattro anni la percentuale si è attestata sul 54%, con un tasso di riciclaggio del 38%: un andamento lineare che però non piace all’Amministrazione che ha già annunciato di voler procedere nel 2022 ad un nuovo bando di affidamento per cambiare società di gestione e puntare in maniera decisa al fatidico 65% obbligatorio per legge. E cercare anche di far scendere il costo della bolletta per i cittadini, costo che ad oggi si attesta a 217 euro ad abitante per anno, cifra superiore alla media nazionale che è di 176 euro/abitante.
A nostro avviso questa storia dimostra che quando ci sono state progettualità i risultati si sono visti, come nel 2014. Determinante potrebbe essere l’introduzione della premialità o tariffa puntuale, ovvero un incentivo per i cittadini: chi differenzia di più dovrà avere un risparmio in bolletta. Ne parleremo prossimamente con Legambiente Campania e la stessa Amministrazione, alla quale proporremo altre idee provenienti dai cittadini, raccolte tramite un questionario pubblicato sulle nostre pagine social e che ha raccolto già oltre un centinaio di risposte.