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Articolo di Data Journalism

FAKE NEWS: IL VIRUS DELLA SOCIETÀ INFORMATICA

Con l'inizio della pandemia, e soprattutto a causa dello sviluppo di internet, proporzionalmente è andata sempre di più a crescere la tendenza nel diffondere le cosiddette “Fake News”.

Tutto ciò può essere riconducibile al fatto che stiamo oggettivamente vivendo un forte periodo di crisi a livello, sociale, politico, economico, ma anche a livello emotivo, ragion per cui qualsiasi notizia che si trova su internet nello specifico riguardante anche la pandemia, il lettore in questione la prende per vera senza preoccuparsi nella maggior parte dei casi, di verificare la fonte di provenienza e confrontare la news in questione con le varie testate giornalistiche più importanti in Italia e in generale nel mondo.

                           

L’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) ha pubblicato il 23 novembre uno studio su informazione e fake news. Il report sull’esito dell’indagine conoscitiva su “piattaforme digitali e sistema dell’informazione” ha lo scopo di delineare gli scenari che caratterizzano il sistema con cui le persone si informano in Italia.

L’indagine è stata fatta su milioni di dati provenienti da più di 1.800 fonti di informazione e disinformazione, attraverso circa 700 principali notizie, sia false sia reali, un campione di 14mila individui rappresentativo della popolazione italiana e decine di milioni di account social pubblici.

L’analisi dinamica, fornita nel report, sulla quantità di informazione prodotta in Italia mostra che  le fake news e le notizie reali hanno durata d’interesse simile, ma il dato preoccupante riguarda la distribuzione, poiché le fake news ottengono molta più visibilità rispetto a quelle reali.

 

In Italia, il 57% della produzione di contenuti fake riguarda argomenti di politica e cronaca, mentre circa il 20% tematiche di carattere scientifico. Tutte tematiche che presentano un forte impatto emotivo e che possono essere motivo di divisioni e discussione accese sui social.

 

Tutto questo ha come conseguenza l'aumento della disinformazione, e nel peggiore dei casi possiamo notare come a causa di ciò nei social Network, l'odio a causa delle notizie false sia all'ordine del giorno.

 

“In quest’ultimo periodo– si legge in una nota Agcom – il 38% delle notizie pubblicate nel giorno medio dalle fonti di disinformazione ha riguardato la pandemia”.

La maggior parte dei dati, viene fornito dal ministero della salute che mostra sul proprio sito internet come alcune news che girano su internet per conto dei vaccini siano assolutamente false e prive di fondamento.

Il problema è che il nostro sistema di informazione è permeabile alle fake news. Lo dimostra il fatto che una grande percentuale degli italiani ha appreso delle fake news dai media classici (Tv, Radio e Giornali). In altre parole, una patacca che nasce in rete è spesso in grado di infestare altri media. 

 Soprattutto la fake news più accreditata riguarda la domanda più dubbiosa di questo ultimo anno? “Ma il vaccino è o non è da fare?” o anche “Ma sarà cosi sicuro come dicono”?

A queste domande scettiche il ministero della salute ha risposto in maniera diretta facendo chiarezza sull'argomento esponendoci come il vaccino sia il mezzo e la cura più affidabile e sicura per uscire al più presto da una situazione come questa.

Ma purtroppo, «Laddove circolano fake news i contagi subiscono un’impennata: è una sorta di reazione a catena, l’una alimenta l’altra», spiega Rosbeh Zakikhani, innovatore, coDirector Founder Institute Italia e CEO di Deephound, tech company italo-inglese specializzata in analisi delle informazioni.

Gli ultimi rapporti pubblicati dalla Commissione europea sulle azioni intraprese dai firmatari del Codice di condotta, da gennaio ad agosto 2020, contro la disinformazione parlano chiaro: Google ha rimosso 4 milioni di post promozionali e oltre 239 mila avvisi pubblicitari fuorvianti sul coronavirus in Italia, mentre Tik Tok, nel solo mese di agosto, ha eliminato 196 video con fake news sul coronavirus e 60 con informazioni mediche false circolate nel nostro Paese.

Si tratta di notizie infondate che, però, prima di essere rimosse sono state lette da un elevato numero di persone. «In questo periodo – spiega Zakikhani – abbiamo più tempo a disposizione perché usciamo meno o, come nel caso del lockdown, non usciamo affatto, e una delle prime cose che ci viene naturale fare è cercare delle informazioni su ciò che accade intorno a noi allo scopo di rassicurarci. Le notizie che troveremo potrebbero non avere alcun riferimento a dati ufficiali che in genere, e in particolar modo nel mondo medico-scientifico, hanno tempi di emissione molto lunghi. Le informazioni che spesso si trovano sul web possono essere opinioni e non fatti, però, più sarà basso il livello di istruzione e più certe notizie potranno avere effetti devastanti.»

 

Il potere di internet è dimostrato anche dall’aumento delle truffe online, a danno di molti Italiani, che in situazioni come queste hanno solo la colpa di essersi fidate; la più famosa riguarda l'app cashback, che è stata “clonata” con un'altra identica che però non rimborsava il denaro che lo stato prevedeva ed in più, a differenza dell'originale, era anche a pagamento, andando cosi a versare soldi facili nelle tasche dei truffatori in questione.

Altro aspetto legato alla pandemia è l'aumento delle truffe online che sono state 98mila circa e hanno riguardato anche la distribuzione e la vendita  di materiale sanitario comprese mascherine e disinfettanti. 

Concludendo, le fake news hanno trovato un facile terreno di diffusione nel web, ma, come disse M. Prensky, scrittore, consulente ed innovatore nel campo dell’apprendimento statunitense, il riconoscimento e lo studio critico delle bufale contribuisce al raggiungimento della saggezza e consapevolezza digitale.

 Bisogna prestare attenzione alle notizie che circolano in rete!